AMIATA – “L’Amiata chiamò” non si ferma più. Si è ormai trasformata in un vero e proprio progetto di rinascita e divulgazione culturale della montagna incantata l’idea di Luisa Colombini, coordinatrice del Sistema museale Amiata, di aprire le porte chiuse dei musei, delle esposizioni dei castelli e delle ville, delle biblioteche, dalle librerie, aprirle con la magica chiave delle iniziative e delle invenzioni di un gruppo sempre più nutrito di ricercatori, di storici, di artisti, di collezionisti, di appassionati e cultori delle narrazioni amiatine.
E si sono intrecciati frammenti di passioni diverse che insieme danno l’anima e la linfa alla Montagna: ha aperto al pubblico la sua collezione di minerali Gaetano Pedone, ha raccontato di arte e letteratura Giombattista Corallo, hanno recitato poesia e storie d’Amiata Renzo Rossi, Roberto Magnani e Adriano Crescenzi, è andato in scena un intermezzo teatrale scritto da Marco Farmeschi, e ha costruito una lezione sui dialetti locali Alessio Gennari.
In un pugno di giorni si è organizzato il lancio quotidiano di post, di “pillole culturali” e soprattutto di brevi video nei quali si racconta, si recita, si narrano storie, eventi, leggende e luoghi dell’Amiata.
Questo caleidoscopio culturale ha quindi preso forma in modo dirompente, con narratori sempre diversi ma con il comune denominatore di raccontare una o più sfumature e curiosità della Montagna incantata.
Il primo post pubblicato con l’hashtag #lamiatachiamò è uscito il 27 marzo scorso. Da quella data fino oggi, ogni giorno viene pubblicato un contributo video o post (foto più testo) sulla pagina Facebook e Instagram del Sistema museale Amiata. I contributi arrivano alla coordinatrice del sistema museale che li gira all’operatore multimediale, Alessio Lanza, che provvede al montaggio con la copertina e la grafica studiata per il progetto.
I post vengono condivisi e grazie a questa operazione, che è la forza dei social, si superano ampiamente le 2mila visualizzazioni per ciascuno di essi.
L’Amiata chiamò è in definitiva una vera e propria “distrazione culturale” che attraverso i social intrattiene i curiosi delle storie ed i visitatori delle varie arti che vi si narrano e le quotidiane visite virtuali accrescono la conoscenza di cultura amiatina a tutto tondo.
Il gruppo ha come target una platea vasta, che va da un pubblico appassionato di arti, ai collezionisti, agli amanti delle poesie e dei racconti di genere, ai cultori di teatro e di tradizioni popolari e arriva anche ai bambini attraverso il racconto di storie, leggende e fiabe dell’Amiata.
L’Amiata chiamò si propone, insomma, di essere il magico caleidoscopio in cui le colorate schegge di una millenaria vocazione culturale si ricompongono a creare segrete sfaccettature, magie, incanti che esistono da sempre e che per la prima volta il gruppo è riuscito a raccogliere insieme per mostrare la ricchezza di una cultura che vale la pena di conoscere anche sui più popolari canali social.
“La nostra forza sta nell’essere riusciti finalmente a fare gruppo. Per questo, da L’Amiata chiamò potranno anche partire gli stimoli per le amministrazioni comunali o la stessa Unione dei Comuni per promuovere altri progetti culturali relativi ai beni storici artistici dei paesi dell’Amiata, come campagne di scavo, progetti di ripristino e restauro di beni immobili di valore storico – osserva Luisa Colombini – . Siamo solo all’inizio di un percorso, e se abbiamo aperto le porte chiuse dal Covid 19, ci chiediamo cosa potrà accadere quando le porte si riapriranno. Dovremo essere in grado di non disperdere e vanificare quanto messo insieme finora. Intanto godetevi i nostri video e scoprite insieme a noi quanto profuma di bello e misterioso la nostra montagna”.
Per seguire L’Amiata chiamò basta un like sulla pagina Facebook di Sistema museale Amiata e seguire su Instagram “sitemamusealeamiata”.