GROSSETO – Nell’odierna «battaglia dei cervelli», alcuni combattono totalmente disarmati. Diciamo a mani nude. Sostituendo violenza e aggressione verbale al ragionamento. È lapalissiano.
Istruttiva la pantomima sull’Europa matrigna messa in scena nel vaudeville – meglio nel Grand-Guignole – della politica italiana. Dove fake news, leggende metropolitane, certezze economiche maccheroniche e pregiudizi plebei, per processo alchemico assecondato dall’ignoranza più truce, assurgono a solidi argomenti. Per elucubrazioni para-antropologiche e pseudo-politiche.
Una macumba sofista in virtù della quale la Germania diventa il grande Satana che ci sfrutta. I Francesi gente di cui non ci si può fidare perché non si fanno il bidet. Gli Olandesi dei fumatori di canne. In generale l’Europa un mostruoso leviatano, patrigno, che ci rifiuta aiuto nel momento del bisogno. Sullo sfondo l’allusione alla grande madre Russia, che smanierebbe per essere la nostra benefattrice. Financo la Cina, per taluni.
In buona sostanza un’orgia insensata di cazzate colossali che magicamente diventano verosimili. Fino al conio di deliziosissimi neologismi, come il “nazismo economico”.
Ora, anche un tonno coi bracci capirebbe che la manfrina ha l’obiettivo politico di squalificare l’Europa come orizzonte comune, a tutto vantaggio dell’internazionale sovranista. Ma anche chissenefrega
Invece. Per smascherare coerenze di facciata. Sarebbe carino capire dagli alfieri dell’italianità tradita dai perfidi europei – paiono certe frescacce di marca dannunziana – per quale motivo dal loro punto di vista, oggi, gli “altri” dovrebbero riservare a “noi” un trattamento diverso da quello che a suo tempo “loro”, dal governo, hanno garantito ai poveri Greci. Quegli stessi farseschi vocianti che oggi attaccano a testa bassa l’Europa che mai hanno voluto, infatti, sono stati al governo dal maggio 2008 al novembre 2011. Era il IV governo Berlusconi, che finì come finì (col pompiere Monti).
Perché gli “artisti” che oggi si battono il petto per l’Italia, non se lo batterono all’epoca per i poveri fratelli greci? Combattendo, sul serio, per il sostegno dell’Europa alla Grecia, che crepava di fame? Non ci ricordiamo di grandi afflati europeisti da parte loro. Anzi, con l’Italia già sul piano inclinato dell’emergenza che la portò al governo Monti, i sovranisti al governo non facevano che distinguere l’Italia. Che non era, sbraitavano, «nelle condizioni della Grecia».
Cos’è cambiato quindi oggi, dal loro punto di vista? Non sarà che la solidarietà, l’Europa, i soldi, cambiano significato a seconda delle convenienze di giornata (prima gl’Italiani)?