GROSSETO – «Negli ultimi giorni risulterebbe che un paziente ricoverato in un reparto dell’ospedale della Misericordia di Grosseto sia riuscito, involontariamente si intende, a contagiare altri dieci pazienti ricoverati, più buona parte del personale sanitario operante in quel setting, con buona pace delle prescrizioni della Regione Toscana e dei Dpi che secondo loro non servono» la denuncia arriva dal Nursing up, il sindacato degli infermieri. E non sarebbe neppure un caso isolato.
«Non più tardi di qualche giorno fa, si sarebbe verificata la stessa situazione in un altro reparto sempre dello stesso ospedale maremmano, dove un paziente negativo al primo tampone, è successivamente risultato positivo, di fatto contaminando poi altri paziente e, naturalmente, infermieri, medici e operatori sanitari. Questa situazione da delirio, ha costretto alcuni operatori sanitari, di propria iniziativa, ad acquistare, a proprie spese, gli ormai famosi Dpi, che non sono le mascherine chirurgiche né gli ormai famosi “Swiffer”, questo per poter tutelare la propria salute, quella dei pazienti e, non ultima, quella dei propri cari».
«In tutto questo caos, dove il personale sanitario giornalmente mette a repentaglio la propria salute e quella dei propri familiari, la Regione Toscana, secondo le ultime disposizioni emanate il 25 marzo scorso, ha deciso che le mascherine Ffp3 vadano solo al personale nelle Terapie Intensive e le Ffp2 siano destinate solo ai pronto soccorsi ed ai laboratori. E tutti gli altri reparti?».
«Secondo la Regione le mascherine chirurgiche, come anche gli ‘swiffer’, nei reparti come le medicine, la neurologia, la nefrologia ed altri, sono ritenute più che sufficienti a contrastare un eventuale contagio di qualunque genere, Covid19 compreso».
«A questo punto c’è da domandarsi – proseguono dal sindacato – se le regole che la Regione sta adottando siano state formulate nella logica di salvaguardare veramente la salute dei cittadini, e, se così fosse, gli infermieri, i medici gli operatori sanitari, non sono cittadini – prosegue Nursing up -? La loro salute non va salvaguardata? Sono forse figli di un Dio minore e la loro salute, e a volte anche la vita, valgono di meno? Forse si danno queste indicazioni perché non ci sono mascherine e quindi, come si dice in questi casi, meglio aggirare il problema o fatta la legge trovato l’inganno?
In questo periodo storico, dove viene chiesto a tutti di fare un sacrificio rimanendo in casa, a questi operatori della salute che adesso vengono chiamati eroi, non gli si forniscono neanche le giuste mascherine per poter affrontare una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, e la prova è rappresentata dai continui contagi in aumento a carico del personale sanitario, che ripetiamo, giornalmente rischia la propria salute e la propria vita per curare quella altrui. Gli stessi dati dell’Istituto superiore di sanità parlano del 10% dei contagi tra gli operatori sanitari».
«Come Nursing Up ribadiamo ciò che abbiamo già scritto anche congiuntamente all’Ordine degli Infermieri di Grosseto e alle altre sigle sindacali. Laddove i colleghi si vengano a trovare nella necessità di operare in qualsiasi manovra che prevede produzione di droplet da parte del paziente, con conseguente rischio di contagio, è un diritto ed un dovere da parte dei lavoratori, di rifiutarsi di avvicinarsi ai pazienti, se non con i necessari Dpi. Tutelare noi stessi vuol dire tutelare la salute di tutti coloro con cui entriamo a contatto – concludono da Nursing up -. Non è solo un
nostro diritto, sancito anche dalla Corte di Cassazione con sentenza 6631/2015, con la quale si afferma che, qualora non vi siano le condizioni idonee in termini di sicurezza sul lavoro, il dipendente è legittimato a non eseguire la prestazione lavorativa, o all’articolo 4 del decreto legislativo 81/08, ma è un preciso dovere, deontologicamente imprescindibile, a cui non possiamo e non vorremmo sottrarci».