GROSSETO – «Se il tema potesse essere riassunto in uno slogan, sarebbe “lavorare meno, lavorare ovunque, lavorare in sicurezza”. Poste Italiane deve capire che va garantito anche a chi vive in paesi e frazioni il diritto a riscuotere la pensione o prelevare contante dove non c’è bancomat, mentre è tutt’altro che necessario garantire operazioni come il pagamento di bollettini postali, multe o la rata del mutuo, le cui scadenze sono state posticipate. Cosa che non giustifica, peraltro, nemmeno l’uscita di casa». È netta la posizione dei confederali Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive categorie dei pensionati e dei lavoratori postelegrafonici espressa in una nota firmata da Claudio Renzetti, Maurizio Milani e Federico Capponi.
«Il management di Poste Italiane – spiegano i segretari provinciali – deve decidere e comunicare in modo chiaro quali sono le attività per cui è lecito recarsi agli uffici postali, e quali sono escluse. Adeguandosi come ogni azienda agli obblighi stabiliti dal recente Dpcm sulla rarefazione delle persone negli ambienti pubblici e di lavoro. Salvaguardando chi lavora e chi fruisce dei servizi. E ci aspettiamo che il prefetto faccia rispettare anche a Poste Italiane questi obblighi.
Fra l’altro l’Azienda svolge un ruolo d’interesse pubblico, per cui rientra nei suoi doveri garantire alle persone anziane la possibilità di riscuotere la propria pensione. Consideriamo quindi sbagliato chiudere del tutto, mentre sarebbe opportuno ridurre gli orari garantendo quel servizio minimo che è giusto dare. E, al pari di tutti quelli che erogano servizi e sono aperti al pubblico, è doveroso anche per Poste fare filtro agli ingressi ed erogare solo prestazioni urgenti ed indifferibili mandando via tutti gli altri, anche chiedendo supporto agli organi preposti alla sicurezza.
Questa è in definitiva l’occasione per fare educazione sanitaria, e organizzare i servizi in modo da evitare assembramenti. All’ufficio postale come al supermercato, infatti, ci si deve andare il meno possibile e solo per motivi indifferibili. In questo senso – concludono Cgil, Cisl e Uil – esortiamo il prefetto ad intervenire nei confronti di poste, coordinandosi con i sindaci ed anche con i sindacati. Con il buon senso e la buona volontà di tutti, è una situazione che si può recuperare».