GROSSETO – Sulla questione DPI e dispositivi medici e salute dei lavoratori nella Sanità Grossetana intervengono unitamente Opi Grosseto (Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto) e Ccgil-Cisl-Uil Funzione Pubblica, Nursing Up.
«Il numero di operatori sanitari (e tecnici) risultati positivi al Covid-19 in Toscana, al 19 marzo scorso erano 85, ed è purtroppo una cifra cresciuta e destinata ulteriormente ad aumentare. La sicurezza di chi lavora in sanità, è un elemento di primissimo piano con ripercussioni non solo personali sul singolo professionista, ma anche generali sulla tenuta del sistema e sulla riposta di cura globale alla popolazione, che mai come in questo momento va garantita» affermano Salvatore Gallotta (Cgil Fp), Luciano Biscottini (Cisl Fp), Sergio Sacchetti (Uil Fpl), Marco Marocco (NursingUp) e Nicola Draoli (Opi).
Per questo Cgil fp , Cisl fp, Uil fpl, Nursing Up e Ordine delle professioni infermieristiche «chiedono ad una sola voce che siano velocizzate e semplificate le procedure aziendali per verificare la positività degli operatori sul campo. Nonostante l’intenzione del presidente Rossi di procedere allo screening a tutti i dipendenti pubblici in prima linea, infatti, a oggi le cose vanno a rilento e sono stati controllati solo una minima parte dei professionisti, i quali vivono in stato di ansia e preoccupazione sia per sé stessi e per i loro cari, sia per i pazienti che assistono, con il costante timore di diffondere il virus».
«A questo si aggiunge la confusione sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuali (Dpi) e di altri presidi medici. Perché sono spesso discordanti le indicazioni delle linee guida dell’Iss, le Ordinanze regionali e le procedure aziendali. Oltre al fatto che cambiano repentinamente, dando l’impressione che si proceda con una certa improvvisazione e creatività, sia per quanto riguarda la distribuzione dei presidi, sia per quanto riguarda la stima dei fabbisogni».
«Se negli ospedali con sezioni Covid e nei servizi accessori dove si trattano pazienti positivi certi, è chiaro il livello di protezione da tenere e da garantire, in tutti gli altri ambiti socio sanitari ciò non accade. Così alcuni lavoratori si ritrovano senza protezione, mentre altri ricevono indicazioni, senza evidenza scientifica, di togliere le mascherine o utilizzarle per più turni. Inoltre gli operatori sanitari dei distretti devono effettuare i tamponi domiciliari vestendosi e svestendosi in locali non idonei».
«Siamo tutti consapevoli sia delle difficoltà di produzione che di approvvigionamento dei Dpi, così come siamo consapevoli degli sforzi nei vari livelli per sopperire a tale situazione. Non vogliamo quindi fare populismo. E per questo invitiamo tutti gli operatori “sul campo ad un uso razionale e appropriato del materiale, secondo scienza e coscienza. Tuttavia è ora di dare un segnale chiaro e forte, al quale ci attendiamo una risposta altrettanto chiara. Perché oggi più che mai la salute di chi lavora in sanità ha un effetto diretto e tangibile sulla salute di tutta la cittadinanza».
«Tutti gli operatori che a vario titolo operano nella filiera sanitaria e hanno contatto diretto e indiretto con persone assistite, sia che lavorino in ospedali non Covid, nel territorio, negli ambulatori, nei laboratori, sia in qualsiasi altra struttura socio assistenziale, devono avere diritto agli idonei DPI per operatore e per turno di lavoro. Con la possibilità di sostituirla se questa dovesse sporcarsi o contaminarsi. In assenza di tale previsione che consideriamo con onestà intellettuale il minimo riconoscibile riteniamo che il lavoratore