GROSSETO – La scuola sta vivendo, come tutto il nostro Paese, un momento di particolare difficoltà, l’emergenza del Covid-19 ci impone di trovare nuovi modelli di rapporti sociali, lavorativi e anche scolastici. «Le scuole sono chiuse dal 5 marzo, o meglio, i ragazzi non vanno più a scuola, ma il personale ATA lavora in smart working e garantisce il contingente minimo in ufficio; gli insegnanti in queste settimane hanno lavorato duro sperimentando nuove forme di comunicazione e didattica a distanza, con la volontà di mantenere un rapporto con i ragazzi e per non farli rimanere troppo indietro con il programma» afferma la Flc Cgil.
«E’ stata questa, una reazione assolutamente volontaria, piena di senso etico e responsabilità verso il proprio lavoro. Ma gli insegnati sanno bene quanto una didattica mediata, in cui viene meno il rapporto diretto, non può essere efficace e paragonabile a quella in presenza, nel processo educativo infatti, questo rapporto è fondamentale. E’ in quest’ottica che le sigle sindacali riunite hanno chiesto alla ministra Azzolina di ritirare la nota del 17 marzo contenente le indicazioni operative per le attività di didattica, perché si tratta di questioni importanti sull’organizzazione del lavoro e sull’assetto della scuola che devono essere assolutamente oggetto di contrattazione sindacale».
Allo stesso tempo la Flc CGIL di Grosseto «ha inviato una lettera ai dirigenti scolastici della provincia per condividere un approccio alla didattica a distanza che rispetti tutti: gli insegnanti e gli alunni con le loro famiglie. I primi perché possano agire in nome della libertà di insegnamento, imprescindibile in qualsiasi situazione e i secondi perché non si verifichino discriminazioni. Questo tipo di formazione infatti ha un impatto importante sulle famiglie, che sono chiamate a fornire gli strumenti tecnologici ai ragazzi e anche a sostenere l’attività da loro svolta, ma ciò non può essere dato per scontato».
«La scuola è un presidio democratico e una sua funzione fondamentale è quella di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona, come ci chiede la nostra Costituzione – spiega Cristoforo Russo, segretario provinciale Flc Cgil -. La scuola è il mezzo per le fasce più deboli di acquisire gli strumenti per emanciparsi dalla propria condizione e per tutti è il modo per avere consapevolezza di sé e degli altri, per sviluppare il pensiero critico; la scuola davvero forma i cittadini del futuro. Tutto questo è possibile grazie anche alla relazione che gli insegnanti instaurano con gli alunni, un rapporto che va al di là delle nozioni, ma che si fonda sulla fiducia, la conoscenza reciproca e l’autorevolezza dell’insegnante».
«Quello attuale è un momento straordinariamente difficile che richiede delle reazioni straordinarie, la FLC è quindi concorde nel cercare delle soluzioni tampone per l’emergenza, ma questo non può giustificare uno stravolgimento dell’insegnamento e l’abdicazione della funzione fondamentale della scuola, né tantomeno il mancato rispetto degli obblighi contrattuali dei lavoratori.»
Continua Cristoforo Russo: «Con la didattica a distanza i più deboli vengono penalizzati, così come chi è a rischio di abbandono scolastico; le lezioni non vengono seguite da chi non possiede gli strumenti necessari (pc, connessione, ecc..) per problemi economici o sociali e da tutti i ragazzi che non sono fortemente motivati o non hanno alle spalle una famiglia che li sproni a fare il proprio dovere. La scuola non può permettersi di pensare solo a chi sta bene, a chi ha già i mezzi, ma deve esserci anche per chi ha più bisogno, per cercare di colmare le differenze sociali. Visto tutte le delicate implicazioni della didattica a distanza, abbiamo chiesto quindi ai dirigenti particolare attenzione, perché questa non sia imposta come una riproduzione in remoto dell’attività ordinaria e per chiedere loro di lasciare la libertà agli insegnanti di programmare le azioni didattiche individuando le modalità più opportune, scegliendo tra gli strumenti tecnologici disponibili quelli ritenuti più idonei, senza essere obbligati all’uso sistematico di videoconferenze».