FOLLONICA – “Sono molto preoccupato per il futuro dell’economia italiana e di quella follonichese che, più di altre, si trova esposta alle conseguenze che seguiranno la fine dell’emergenza Coronavirus”. A parlare il candidato sindaco di Follonica per il centrodestra Massimo Di Giacinto.
“Le misure messe in campo dal Governo italiano con 25 miliardi – afferma – sono come gettare un bicchiere d’acqua contro un incendio oramai fuori controllo, soprattutto se paragonati agli interventi shock annunciati in Germania con oltre 500 miliardi, dalla Francia con oltre 300 miliardi o dalla Spagna con oltre 200. Tanto più con un’Europa che continua a starci con il fiato sul collo, e a una Bce che ci espone al fuoco incrociato dei mercati, una nazione come la nostra non può permettersi di perdere Pil e precipitare nel baratro di una crisi ben peggiore di quella del 2008. In questo spero che il Governo possa imporsi e valutare anche per l’Italia un piano di grande impatto, con iniezioni di risorse a tutela della produttività e del lavoro”.
“La nostra economia locale – continua Di Giacinto – sarà indubbiamente colpita da questa emergenza. Purtroppo l’apertura di stagione che da noi avviene con la Pasqua è praticamente saltata, negli ultimi fine settimana di bel tempo molte attività sono rimaste forzatamente chiuse, il rischio adesso è che anche la tarda primavera e la stagione balneare facciano segnare dei preoccupanti segni negativi dalle presenze, agli incassi, alle possibilità di occupazione”.
“Sarebbe importante in questo quadro produrre un alleggerimento significativo degli oneri a carico delle imprese, applicando un principio di solidarietà diffusa. Ad esempio riguardo il pagamento delle bollette, rinviare semplicemente le scadenze – prosegue il candidato- non è sufficiente. Sarebbe utile cancellare gli oneri relativi all’effettivo periodo di chiusura”.
“Se a ognuno viene chiesto di fare la propria parte per superare questa fase drammatica, non capisco perché un sacrificio in questo senso non lo possano fare le grandi compagnie energetiche, elettriche e telefoniche. Per loro sarebbe solo una lieve diminuzione di utile che, però, salverebbe l’azienda cliente che, affossata dalle spese, rischia di chiudere definitivamente – conclude Di Giacinto -. Si dovrebbe ragionare così con le tasse ai vari livelli e anche con i tributi comunali per creare le condizioni di una più agile e solida ripartenza in tutti i vari settori interessati dalle misure restrittive”.