GROSSETO – C’è una regola aurea da rispettare nei momenti difficili. Stare calmi, procedere per priorità, avere pazienza. Più facile a dirsi che a farsi. Soprattutto nei momenti di panico collettivo.
Vale in più che mai in economia. E d’altra parte, da che mondo è mondo, alla prova dei fatti quelli usciti in piedi dalle crisi peggiori, sono coloro che hanno seguito alla lettera il suddetto precetto.
È fondamentalmente per questo motivo che la cacofonia di voci critiche e invelenite sul decretone economico governativo da 25 miliardi, paiono la prosecuzione pedissequa della tradizione italiota del “chiagnere e fottere”. Non tenendo conto né della difficoltà del momento, né della velocità con cui si sono dovuti allocare 25 miliardi, ognuno ha tirato la coperta dalla propria parte. Troppi pochi soldi, non sono state abolite le tasse ma posticipate le scadenze, e via discorrendo. Giudizi tranchant inappellabili.
Salvo poi scoprire – per dirne una – che i 600 Euro previsti dal governo per le partite Iva non erano una tantum, ma relative al solo mese di marzo. Che ad aprile arriverà un altro intervento da 25-30 miliardi, mentre si cerca di capire come sta evolvendo la pandemia. Che nel frattempo la bistrattata Unione europea ha dato l’ok allo sforamento del rapporto deficit/Pil del 3%, sta discutendo di sospendere il Patto di stabilità, di utilizzare il Fondo salva stati (MEF) – che ha terrorizzato i baluba nostrali – e dei Bond europei.
Oppure gli scienziati dell’economia laureati all’università della strada, pensano forse basti stampare banconote perché c’è la zecca di Stato? Che basterebbe riprendersi la sovranità monetaria. Manco fossimo a Paperopoli.
Perché se questo è il retroterra “culturale” delle lamentazioni sul decreto “cura Italia”. Allora tanto vale organizzare una tournée per questo grandioso spettacolo da Grand Guignol*. E buona fortuna.
* Grand Guignol era un teatro parigino, attivo tra il 1897 e il 1963, specializzato in spettacoli macabri e violenti. L’aggettivo granguignolesco (anche “granghignolesco” o più raramente “grandguignolesco”) è divenuto nel tempo sinonimo di macabro o cruento, anche al di fuori della terminologia dello spettacolo [fonte wikipedia]