FOLLONICA – Una valigia fatta al volo, il passaporto e due oggetti personali indispensabili, poi la corsa contro il tempo, senza sapere come e quando poter tornare a Follonica, al proprio posto di lavoro, dagli amici, alla vita di tutti giorni.
Juan Carlos Rodrìgues, 27 anni, atleta professionista e allenatore di padel del Follonica Sporting Club (tanti l’hanno visto sul mega cartellone di fronte al parco centrale), è partito senza salutare le persone a cui vuole bene e che non sa quando potrà rivedere. È partito, ovvero scappato, per la Spagna martedì pomeriggio. Il Coronavirus ha sconvolto anche la sua vita; un lavoratore in un paese straniero. Quando si è reso conto del blocco di tutti i confini, dei voli per la Spagna sospesi da un momento all’altro, lui si è reso conto che doveva tornare dalla sua famiglia. In fretta.
Juan ha affrontato un viaggio che si ricorderà per tutta la vita. Con le frontiere chiuse, i voli cancellati, l’unica via d’uscita era via mare.
È stato uno dei passeggero dell’ultima nave partita per la Spagna dalla nostra penisola martedì sera.
«Sono arrivato a Civitavecchia all’ultimo tuffo – racconta -. La nave era piena e i controlli per salire severissimi. Facevano salire solo uno alla volta, i tempi erano molto lunghi e siamo partiti con oltre tre ore di ritardo. Sulla nave il clima era teso. Le persone cercavano di stare a distanza, i loro volti erano segnati dalla paura. Un’atmosfera astrale. È stato come un film che hai visto soltanto al cinema, ma di cui non penseresti mai di essere il protagonista. Il viaggio è stato lunghissimo, 25 ore, fino a Barcellona, dove ho dormito poco e male per ripartire un’altra volta».
L’ultima parte del viaggio Juan lo affronta in macchina. Dieci ore lungo tutta la costa orientale della Spagna fino a Malaga. Fino a casa, fino all’abbraccio della sua famiglia. Sfinito, dopo due giorni di angoscia.
«Scappare di casa veloce, come se fossi un delinquente – conclude Juan -, sapere che c’è solo quell’unica e ultima nave e non sapere quando o se posso tornare, è stato veramente angosciante. È un ricordo che mi porterò dentro per sempre».
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