FOLLONICA – “Il mio avversario Andrea Benini esce dal letargo e si palesa con un attacco alla mia persona ed alle liste che mi sostengono che, più che sorridere, mi fa proprio ridere”. Così il candidato sindaco di Follonica Massimo Di Giacinto replica al suo avversario.
“Benini – afferma – esordisce dipingendomi diversamente da quello che sono. Lo fa dopo che, per settimane, è stato difeso dai maggiorenti del proprio partito, il Pd, perché in evidente difficoltà rispetto ad un confronto diretto che ha sempre, per paura, rifuggito. La risposta invece è molto semplice: caro Andrea io sono sempre il solito Massimo, quello che conosci da tanti anni, solo che adesso sono rafforzato da una coalizione che si è ampliata convergendo sulla mia persona e sulla mia idea di città. I confronti di questi ultimi mesi hanno, non solo rafforzato e ampliato l’idea del nostro programma, ma allargato la base del consenso anche ad altre liste rafforzando il candidato Di Giacinto in vista del voto. Oggi posso dire con convinzione e serenità che la convergenza sulla mia figura è unanime ed io posso finalmente rappresentare il punto di riferimento di un’area politica che non è mai stata così vasta ed unita. Tutti abbiamo un unico obiettivo: Follonica ed il cambiamento. Cambiamento, appunto, è la parola chiave”.
“Andrea – sostiene il candidato – evidenzia tutta la sua tensione in una risposta in cui dimentica di prendere atto del fallimento della sua idea di città, delle sue promesse mai realizzate fin dal 2014, anno in cui è diventato sindaco. La Follonica che lui ha provato a costruire da consigliere comunale, da vicesindaco e poi da primo cittadino, anziché rafforzarlo lo ha indebolito. Basta prendere il programma di cinque anni prima e quello del 2019 per vedere che l’uno è il copia-incolla dell’altro. Giungere per un sindaco uscente ad un ballottaggio, vedere che le liste che avevano corso contro la sua idea di città, convergono su quella mia e del centrodestra, lo ha fatto chiaramente innervosire. Il modello Follonica a firma Benini non ha funzionato ed anche quelle pressioni che sono giunte su persone che, anche con un semplice gesto, hanno dimostrato di apprezzare quella voglia di nuovo che io rappresento, ne sono la dimostrazione”.
Massimo Di Giacinto respinge anche l’accusa sulla richiesta di poltrone. “E’ evidente che nello scrivere la risposta Benini, anziché guardare la mia foto si sia guardato allo specchio – attacca Di Giacinto -. Non sono certo io che occupo una poltrona da tanti anni, facendone quasi una ragione di vita. Non sono io ad aver amministrato per sei mesi come se nulla fosse e, quasi come se non esistesse, un fondato ricorso al Tar a causa di una proclamazione avvenuta in maniera fin troppo frettolosa. Non ho candidato io un consigliere comunale che, una volta eletto, ha guardato bene di non accettare l’incarico per assicurarsene uno retribuito in una società partecipata, tradendo la fiducia dei cittadini accordata con la preferenza. E ancora non sono io che mi faccio imporre le scelte dal mio partito, visto che, peraltro, sono un civico. Il mio unico pensiero ad oggi, insieme a quello dei miei alleati, è vincere le elezioni del 15 marzo. Solo dopo quella data formerò la giunta più adatta per competenze e capacità per raggiungere gli obiettivi fissati”.
“Da come si sta ponendo il mio avversario – conclude Di Giacinto – sono convinto che Benini a parole abbia un concetto di democrazia sbagliato, forse quasi da podestà o da commissario, salvo poi attenersi nei fatti alla disciplina di partito ed agli ordini dettati dall’alto o dalle correnti. Io invece ritengo che chi condivide un programma elettorale, chi condivide una candidatura, in questo caso la mia, per guidare una coalizione, abbia legittimamente voglia di partecipare all’attuazione successiva di quel programma. Un ragionamento che, faremo con gli alleati, in un tavolo politico che inizierà dopo la vittoria e con la forza del cambiamento che ci verrà garantita dal voto dei cittadini”.