GROSSETO – “Siamo il terzo paese al mondo per contagiati da coronavirus e già iniziano a farsi sentire le prime pesanti ripercussioni a livello economico. Il terrorismo mediatico innescato attorno alla questione, oltre ad aver angosciato gli italiani, ha visto un crescente numero di Governi sconsigliare apertamente le visite in Italia; secondo i primi dati, si registra un calo di oltre il 60% delle prenotazioni nelle varie strutture ricettive. Particolarmente penalizzati gli agriturismi e anche in provincia di Grosseto (-40%) molti stanno registrato disdette e mancate prenotazioni in vista delle prossime festività e questo nonostante il fatto che manca più di un mese al ponte pasquale” affermano da Cia Grosseto.
“Non intendiamo minimizzare la gravità della questione –commentano Claudio Capecchi e Enrico Rabazzi, rispettivamente presidente e direttore di Cia Grosseto – ma una cattiva e spesso distorta informazione ha creato un senso di insicurezza nei confronti di tutto quello che riguardo le nostre offerte turistiche. Gli imprenditori agricoli, che hanno affiancato alle loro attività anche quella dell’agriturismo, si chiedono quale sarà il loro futuro”.
“L’agriturismo oggi rappresenta per l’agricoltore un’importante aggiunta di reddito, ma non solo – proseguono -: negli ultimi anni si è trasformato in elemento che dà impulso al settore produttivo locale tanto da essere preziosa occasione per scoprire le unicità e le meraviglie del territorio. Questi imprenditori, negli anni si sono fortemente impegnati per accogliere un visitatore sempre più esigente, per far conoscere le nostre eccellenze enogastronomiche e le bellezze della nostra terra”.
“Con la dilagante psicosi e il calo delle presenze, molte strutture avranno difficoltà a sostenere i costi per poter sopravvivere, così come non saranno più in grado di offrire un’occupazione durante la stagione turistica. Il mondo ha un’immagine distorta di ciò che accade in Italia – commentano – e le fasce più deboli, come quelle legate all’agricoltura, sono le prime ad essere colpite. Un danno economico importante dovuto a tante notizie infondate e fuorvianti anche perché proprio in queste “case di campagna”, circondate solo da panorami e da paesaggi incontaminati, lontane dai grandi centri urbani, il rischio di venire in contatto con un soggetto ammalato è sicuramente più remoto”.
“La confusione generata dal virus e da una classe politica impreparata che non ha saputo subito affrontare la questione in modo organico – continuano Capecchi e Rabazzi -, non ha purtroppo avuto pietà e possiamo, con rammarico, affermare che la stagione è definitiva compromessa per gli agriturismi e questo anche nel caso di una rapida soluzione del problema perché oltre alla caduta libera delle presenze in vista delle prossime festività, non si registrano prenotazioni per la stagione estiva. Gli agriturismi sono imprese famigliari che senza aiuti non potranno più ripartire, alcuni imprenditori stanno già pensando di abbandonare l’attività, altri aspetteranno qualche settimana ma la previsione è davvero preoccupante”.
“Le istituzioni devono sostenere questo settore che negli anni ha dimostrato la sua importanza in termini di offerta turistica; servono misure a favore delle aziende attraverso sgravi fiscali o il rinvio dei pagamenti. Chiediamo dei fondi straordinari a vantaggio delle imprese coinvolte direttamente nel “caos” coronavirus- concludono i vertici Cia – anche perché occorre dare nuova fiducia alle realtà economiche colpite ma anche a tutto il sistema Italia. Il presidente Conte ha annunciato un decreto legge straordinario a beneficio di queste attività; ci auguriamo che le parole spese non rimangano vane promesse ma vengano al più presto concretizzate al fine di evitare il collasso totale di un settore che era già in forte sofferenza”.