ROMA – Si svolgerà il 29 marzo, dalle 7 alle 23, il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari.
L’8 ottobre scorso la Camera approvava la legge di revisione costituzionale che prevede la riduzione del numero di deputati (-230) e senatori (-115). Il 10 gennaio, 71 senatori di vari gruppi parlamentari depositavano la richiesta di consultazione popolare, che ha trovato il via libera della Consulta la scorsa settimana. In base all’articolo 138 della Costituzione, infatti, un quinto dei membri di una delle due camere, al pari di 500mila elettori o cinque Consigli regionali, può richiedere di sottoporre le leggi di revisione costituzionale o le leggi costituzionali a referendum entro tre mesi dalla pubblicazione delle stesse se queste, nella seconda votazione (richiesta per le leggi costituzionali) non vengono approvate da ciascuna Camera a maggioranza di 2/3 dei suoi componenti.
Con la legge di revisione costituzionale approvata lo scorso autunno, si modificano gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzioni, ovvero quelli che indicano il numero dei parlamentari. La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. L’istituto dei senatori a vita è conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.
Anche in Maremma, dunque, si torna a votare prima delle tanto attese elezioni regionali, che si terranno a fine maggio prossimo.
Il quesito referendario reciterà: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?», e l’elettore dovrà apporre una X sul Si o sul NO.
A differenza dei referendum abrogativi, disciplinati dall’articolo 75 della Costituzione, i referendum costituzionali non prevedono alcun quorum. La legge sarà dunque promulgata se verrà approvata dalla maggioranza dei voti validi, a prescindere del numero di votanti.
Le operazioni di scrutinio avranno inizio subito dopo la chiusura della votazione e l’accertamento del numero dei votanti.
L’ elettore, per votare, deve esibire al presidente di seggio la tessera elettorale personale (o un attestato sostitutivo) e un documento di riconoscimento.
Per il referendum gli elettori italiani residenti all’estero, i cui nominativi vengono inseriti d’ufficio nell’elenco degli elettori residenti all’estero, votano per corrispondenza. Questi hanno comunque la possibilità di votare in Italia. In questo caso, però, l’elettore deve inviarne richiesta, utilizzando il modello qui scaricabile, all’Ufficio consolare operante nella circoscrizione di residenza dell’elettore entro il prossimo 8 febbraio.
Il referendum del 29 marzo prossimo è il quarto referendum costituzionale della storia della Repubblica dopo quelli del 2001, del 2006 e del 2014. Nei tre precedenti, due volte la legge approvata dal Parlamento è stata respinta dagli elettori (2006 e 2014), una sola (la riforma del Titolo V della Costituzione) è stata approvata ed è diventata legge costituzionale. In quel 7 ottobre del 2001, la riforma costituzionale venne approvata con il 64,2% dei voti, ma l’affluenza registrata fu molto bassa: alle urne si recarono solo il 34,1% degli aventi diritto.