GROSSETO – L’Asl Toscana sud est dovrà risarcire con 150 mila euro una paziente che nel 2008, dopo aver subito un infarto miocardico ed essere stata ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale della Misericordia di Grosseto, aveva subìto danni permanenti ad una gamba. Lo ha deciso il giudice del tribunale di Grosseto Paola Caporali.
A raccontare la vicenda Giesse risarcimento danni, gruppo specializzato nel risarcimento di gravi casi di malasanità, a cui la donna si è affidata. «Grazie alla ricostruzione eseguita dal team di periti e medici legali, si è dimostrato come il personale non abbia garantito alla paziente le attenzioni necessarie nel decorso post-operatorio, cagionando nei fatti prima la lesione e poi il peggioramento della stessa».
«E’ il mese di novembre del 2008 – racconta Giesse -, la donna subisce un infarto del miocardio, ma fortunatamente riesce a chiedere aiuto, viene ricoverata e sottoposta ad un intervento di angioplastica all’ospedale di Grosseto. I medici completano l’intervento applicando un catetere a palloncino, introdotto nell’arteria femorale di una gamba che, per essere tenuta il più ferma possibile, viene bloccata al letto all’altezza della caviglia con un laccio».
«La gamba comincia a gonfiarsi, al punto da provocare una profonda lacerazione dei tessuti sottostanti, pelle, muscoli e persino nervi. Ma la paziente è ancora incosciente e intubata, non può quindi lamentarsi. Alcuni giorni dopo, a notare che qualcosa non va è il marito della signora che fortunatamente, spostando il lenzuolo per sistemare il letto, si accorge della gamba gonfia e della ferita ormai già profonda. L’uomo chiama subito un’infermiera che allenta il laccio. Il personale del reparto non si era accorto di nulla fino a quel momento. Al risveglio, una settimana dopo, la donna sente un grande dolore e non riesce più a muovere il piede. Saranno necessari anni di continue sedute di fisioterapia prima che riesca a riprendere parte della funzione motoria, subendo tuttavia postumi permanenti».
«Il giudice ha condannato i responsabili ad un risarcimento di oltre 150 mila euro tra danni patrimoniali, non patrimoniali e spese legali. Nella sentenza è stato inoltre evidenziato che, “a fronte di tale ricostruzione del nesso causale”, non essendo stata in grado di dimostrare di aver adottato tutte le cautele esigibili e previste in queste circostanze, l’azienda sanitaria si deve considerare responsabile delle lesioni alla gamba riportate dalla paziente».