FOLLONICA – Conosco Anna Intartaglia da molti anni ormai, ed ogni volta che assisto ad una delle sue innumerevoli performance mi colpisce il piglio diretto e quella voce che riesce a modulare magistralmente mentre recita un soggetto di cui lei stessa spesso è autrice.
Ci diamo appuntamento per questa chiacchierata lungo lo splendido mare di Follonica, in una giornata fredda ma assolata, e lei, puntuale, mi viene incontro con un sorriso che racchiude in sé tutto il calore della sua terra.
“Allora Anna – le chiedo mentre scendiamo in spiaggia ed iniziamo a camminare -: tu sei nata a Napoli, in quale zona della città esattamente?
Sono nata nel posto più bello di Napoli, pensa che fortuna, nel suo cuore storico, la zona del Gambrinus, del Teatro San Carlo, in via Monte di Dio, per l’esattezza, sulla collina di Pizzofalcone. Nomi noti, ormai, agli appassionati di Erri De Luca e Maurizio De Giovanni.
A Follonica ti sei trasferita oramai dal 1993: che cosa ti sei portata in valigia della tua terra?
Sarebbe scontato dire “il cuore”, eppure di cuore si tratta quando penso all’allegria, alla confusione colorata, ai suoni, agli odori, alla musica in strada anche di notte. Era il 1978 e partivo, vincitrice di concorso, per una lontana Torino. Ero molto giovane, e in valigia avevo messo soprattutto ricordi personali, il violino di mio padre, l’amica del cuore, una canzone di Pino Daniele e lo scorcio di San Martino che si vedeva alzando gli occhi appena usciti dal portone di casa. Napoli è sempre presente nella mia vita e nei miei spettacoli.
La tua data di nascita è il 21 maggio, quindi sei Toro cuspide Gemelli: quali sono le caratteristiche che ti riconosci per entrambi i segni zodiacali?
Essendo nata di sera, come testimonia il vecchio libro delle annotazioni di mio padre, sono già una Gemelli. E mi ci riconosco in pieno per la curiosità e l’irrequietezza che mi spingono a buttarmi a capofitto in mille cose: pittura, poesia, teatro, amicizie. M’innamoro di progetti, di cose e di persone.
E per l’ascendente?
Dire quello che penso (ahimè). Caratteristica del Sagittario. Che tra l’altro è un segno di fuoco. Bel pasticcio con l’aria che è invece l’elemento dei Gemelli.
Artista e compositrice, regista, attrice e autrice dei testi che interpreti. L’universo femminile è un tema ricorrente nei tuoi lavori che vengono apprezzati ed esportati oltre i confini della nostra Maremma. Parlaci un po’della tua formazione e della tua attività artistica.
Ho respirato teatro fin da piccola. Mia madre era un’affabulatrice. Lei non ci raccontava favole ma pezzi della sua vita. Ascoltandola si rideva fino alle lacrime, sembrava di essere in mezzo a una commedia dei De Filippo. A Torino ho cominciato a frequentare un gruppo di teatro popolare e ho debuttato proprio con una commedia di De Filippo. E ho conosciuto mio marito.
In seguito ho avuto la fortuna di avere ottimi maestri tra cui Umberto Bellissimo, scomparso prematuramente alcuni anni fa, attore della compagnia del grande Eduardo, ed Eugenio Allegri.
Il teatro è una droga: non ho più smesso, ma pur avendo avuto l’opportunità di continuare da professionista, ho scelto la famiglia e la scuola, il mio vero lavoro. Mi piace molto l’idea di scrivere e recitare per passione e non per dovere. I Gemelli sono spiriti liberi.
E nel 2000 hai fondato l’associazione culturale “Oltrelospecchio”: ce ne vuoi parlare?
Ah, che bella esperienza questa di Oltrelospecchio. Trasferitami a Follonica ho dovuto principalmente occuparmi di cose pratiche, come trovare casa, abituarmi al nuovo ambiente di lavoro, far crescere mio figlio, quindi i primi tempi mi sono dedicata ad attività più tranquille come dipingere e scrivere. Dopo alcuni riconoscimenti in campo letterario, è stato mio marito che mi ha spinto a utilizzare le nostre piccole risorse e a creare l’associazione. Sono stati gli anni di Strada facendo, sottotitolato “quasi una rivista letteraria”, un foglio che è andato in stampa per ben otto anni. Quella fu anche l’occasione di incontro con un giovanissimo ma già talentuoso Federico Guerri, e da lì sono ripartita per l’avventura teatrale, collaborando per anni con la Biblioteca, con le Pari opportunità, con il centro Antiviolenza e altre associazioni del territorio. Ma questo lo sai.
Così sono nati Maneggiare con cura, Chi dice donna dice danno, Perle, Metti la guerra a cena, La verità vi prego sull’amore, Smemorie e tanti altri.
C’è un lavoro a cui ti senti particolarmente legata?
È difficile scegliere. In ognuno c’è tanto di me, ma se proprio devo scegliere, posso dirne due?
Certo.
Il primo è E’ tutta un’altra storia(a che ore torna Garibaldi?), uno spettacolo teatral-canoro scritto per il 150esimo dell’unità d’Italia vista dalla parte degli sconfitti, portato in scena quando facevo parte del gruppo Le Voci di Napoli. Un’esperienza unica che ogni sera mi riportava a casa e all’amore per la mia terra.
L’altro è Una donna innamorata del teatro, in cui, accompagnata dal maestro Nico Pistolesi, interpreto una donna che si trova per caso su un palcoscenico e curiosando tra gli oggetti di scena scopre un baule da cui estrae abiti e storie, trasformandosi di volta in volta in vari personaggi che raccontano l’amore, partendo da Brecht e passando per Fossati e Edith Piaf, arrivando a Ria Rosa, sciantosa napoletana e protofemminista.
Se dovessi scegliere una frase tratta da uno dei tuoi lavori per salutare i nostri lettori quale sarebbe?
Sarebbe proprio la frase conclusiva di “Una donna innamorata del teatro”. È quella che rivolgo mentalmente al pubblico alla fine di ogni spettacolo, ed è quella che rivolgo a te, adesso: “Io non sono un’attrice, non sono una cantante, non sono una scrittrice. Sono soltanto una donna innamorata del teatro. Grazie per aver condiviso questa emozione con me”.
Parole splendide. Grazie Anna.