SCARLINO – «La politica smetta di fare proclami, sapendo che su certi temi sono le strutture della pubblica amministrazione a rispondere per legge. Con il risultato di caricare una pressione insostenibile sui dipendenti pubblici che devono rispettarla». È il duro monito del segretario provinciale della Funzione pubblica della Cgil, Salvatore Gallotta. Che prende spunto dalla vicenda del termovalorizzatore della piana.
Quel che sta succedendo nella vicenda del cogeneratore di Scarlino è emblematico. Chi non risponderà in nessuna eventuale sede giudiziaria dell’istanza che ha presentato un’azienda del territorio, non può permettersi di affermare in maniera perentoria «io non autorizzo». Oppure «se governeremo noi, state tranquilli che non autorizzeremo a prescindere». Questo è inaccettabile. Perché si tratta di una visione padronale della pubblica amministrazione.
Non è accettabile che in questo modo si rappresentino i pubblici dipendenti – spesso con alle spalle percorsi di studio significativi e responsabilità gravose per retribuzioni quasi mai adeguate alla complessità del ruolo – come “sciacquini” che devono fare quel che dice il padrone di turno che ha vinto le elezioni.
C’è stato un tempo nel quale sindaci e giunte rispondevano in prima persona degli atti di indirizzo e gestione che producevano, mentre i segretari comunali erano dipendenti del ministero dell’Interno e davano pareri di legittimità su quel che veniva deciso.
Poi sono arrivate le leggi Bassanini, che hanno separato l’indirizzo politico dalla gestione. Lasciando la seconda in capo alle strutture amministrative. Ovviamente sono rimasti invariati i principi che animano la pubblica amministrazione e che valgono per tutti, amministratori e dipendenti: legalità, imparzialità buona amministrazione ed economicità in primis. Meglio o peggio? Di sicuro un cambiamento radicale. Che la politica ha spesso inteso come propria deresponsabilizzazione. Permettendosi talvolta il lusso di governare senza conoscere le norme. Anche diffondendo logiche più da bar che da pubblica amministrazione.
Senza nemmeno entrare nel merito della vicenda relativa alle nuove autorizzazioni richieste da Scarlino energia, è questo il dato che in primo luogo colpisce. Il cogeneratore è tema complesso e divisivo. E credo che la politica abbia il dovere di dire la propria con chiarezza, perché i cittadini hanno il diritto di conoscere cosa pensa chi hanno mandato ad amministrare. Ma vi sia rispetto per ruolo, titolarità e responsabilità dei dipendenti pubblici per favore.
Perché la forma in cui si dicono le cose diventa sostanza.
E un tipo di narrazione con certi toni imperativi, sapendo che giudizialmente rispetto a quell’istanza rischia davvero chi sarà costretto a metterci un assenso od un diniego motivato, diventa frustrante ed intimidatorio per la parte debole che è costretta a subire. Oltre che poco serio nei confronti dei cittadini, che sulla base di certe affermazioni tendono a farsi film che potrebbero essere sconfessati dalla realtà dei fatti.
Tra governare legittimamente e pensare di poter comandare corre una differenza sostanziale.
Bisogna invece garantire condizioni che permettano a chi lavora nel pubblico di operare serenamente e nel rispetto dei principi di legalità e trasparenza, dentro a quel perimetro ampio e condiviso in cui ogni cittadino può sentirsi democraticamente garantito».