SCARLINO – «I cittadini e le amministrazioni di Follonica e Scarlino che pensavano di aver allontanato definitivamente lo spettro di un grande impianto di incenerimento prossimo alle loro case, scuole e luoghi di lavoro, oggi hanno avuto un brusco risveglio» lo dice Mario Monciatti presidente del Comitato per il no all’inceneritore di Scarlino.
«I titoli dei giornali li hanno riportati alla realtà ed hanno fatto svanire la speranza che un progetto inaffidabile, segnato da venti anni di inadeguatezze ed illegalità dimostrate da innumerevoli e dure sentenze dei tribunali amministrativi e civili, potesse essere definitivamente abbandonato».
«I cittadini avevano forse avuto anche l’ardire di pensare che, adesso, dopo la sesta sentenza, forse qualcuno si sarebbe assunto, o sarebbe stato chiamato a farlo, la responsabilità di aver proposto, autorizzato e fatto funzionare un impianto che, lo dicono i giudici, dal 2005 ha incenerito rifiuti di ogni genere con impianti fuori norma e non in grado di garantire la salute dei lavoratori e dei cittadini» prosegue Monciatti.
«Invece i cittadini ed amministratori della piana devono nuovamente prendere atto che c’è chi continua a vedere la loro terra, già segnata da cinquant’anni di intensa attività chimica, martoriata da un grave inquinamento di superficie, delle falde e di alcuni tratti di mare e da una situazione sanitaria che desta più di una preoccupazione, come luogo perfetto per lo smaltimento dei rifiuti. La piana di Scarlino viene chiaramente ancora intesa come un territorio compromesso ed i suoi abitanti sacrificabili, al servizio “altrui”, vuoi per interessi finanziari, vuoi per interessi politici per liberare dai rifiuti e dagli inceneritori territori più ricchi di finanza e voti».
«In questa bramosia dell’uno e dell’altro ci si dimentica ancora, guarda caso, del diffuso inquinamento e delle bonifiche, imponenti, obbligatorie e mai realizzate – afferma il Comitato -, e della salute della popolazione, mai compiutamente studiata e monitorata, in più sentenze definita “preoccupante“ e sulla quale non è mai stato attendibilmente valutato l’impatto dell’eventuale attività di incenerimento».
«La questione, oggi, prioritariamente per legge, poi per buon senso e senso civico, non è tentare di riammodernare un grande impianto d incenerimento, che la legge non a caso definisce “ impianto insalubre” , quel tanto che basta per strappare nuove, lucrose autorizzazioni, ma è, bensì, cercare di ridurre le profonde ferite ambientali del territorio, curare la popolazione, studiarne la condizione sanitaria e preservarne la salute futura».
«Su tali principi ed obiettivi il Comitato per il No all’inceneritore non deflette e rinnova la propria determinazione, consapevole di farsi interprete delle attese diffuse ed esplicite della popolazione e forte dell’appoggio chiaro e ribadito del sindaco di Scarlino, Francesca Travison, e dei candidati a sindaco di Follonica, Andrea Benini e Massimo Di Giacinto».
«Una preziosa unitarietà d’intenti che va ben al di là degli schieramenti partitici, che parla di osservanza della legge, amore e rispetto per la propria terra ed i suoi abitanti e che ad oggi ha consentito di opporsi e fermare chi voleva solo abusarne» conclude Mociatti.