GROSSETO – Babbo Natale viene dal Polo nord, guida una slitta trainata da renne (la più famosa ha il naso rosso e si chiama Rudy), veste con una giacca rossa bordata di pelliccia, e la notte tra il 24 e il 25 porta i regali a tutti i bambini buoni del mondo.
Già perché Babbo Natale, o Santa Claus per gli americani, è conosciuto ovunque. Ma la sua storia è un po’ più complicata di come la si racconti ai bambini.
La vera storia di babbo Natale
Intanto Babbo Natale non nasce in Lapponia, ma sulle rive del Mediterraneo, la sua figura si evolve nel nord Europa e nel Nuovo mondo assume l’aspetto che tutti conosciamo. Da qui, con nuove vesti e caratteristiche, torna in Europa.
Santa Claus, da San Nicolaus, ovvero san Nicola (di Bari), nasce a Myra nel 280 dopo Cristo. Fu vescovo della cittadina romana che adesso si trova in Turchia. Ma perché un vescovo doveva portar doni? Secondo la leggenda Nicola, non ancora vescovo, conobbe una famiglia che aveva perso tutto. Il padre aveva così avviato le figlie alla prostituzione. Nicola, non visto, fece scivolare nell’abitazione tre palle d’oro con cui il padre fece sposare le figlie che così non dovettero più prostituirsi. Un’altra leggenda dice che, entrato in una locanda si accorse che l’oste aveva ucciso tre ragazzini, li aveva messi sotto sale, e li serviva ai clienti. Il santo fece resuscitare i ragazzini, e questo miracolo lo rese il patrono dei fanciulli. Doni e fanciulli quindi.
Nel 1087 le reliquie del santo furono rubate da alcuni marinai e trasferite a Bari, dove divenne santo protettore della città. La sua figura viene ricordata il 6 dicembre. E si dice che alcuni fedeli in quella notte, lasciassero alcuni doni di fronte alle case delle famiglie con bambini, proprio per celebrare la figura del santo protettore.
A lungo (e in alcuni paesi succede ancora) i regali ai bambini sono stati portati proprio il 6 dicembre, invece che il 25. Ben presto a san Nicola vennero attribuite alcune caratteristiche di divinità pagane, come la lunga barba, o delle divinità dei boschi, come un abbigliamento verde e una gerla in cui portava i doni. A san Nicola venivano anche raccomandati i bambini, perché facessero i bravi e dicessero le preghiere.
La riforma protestante abolì il culto dei santi, affidando a Gesù Bambino il compito di portare doni (e la data si spostò così al 25). Inoltre, come avvenuto anche per Halloween, nata in Europa come festa di tutti i santi e trasformata negli Usa in tutt’altro, gli immigrati (specie olandesi, molto devoti a Sinterklaas) portarono queste leggende in America (e a New York nello specifico), compreso il vecchio San Nicola.
Il Natale però non era la ricorrenza che immaginiamo ora, ma più un momento per far baldoria e ubriacarsi. Furono poeti e scrittori dell’ottocento a trasformarla in una festa di Famiglia, recuperando la leggenda di San Nicola. Ci siamo allora? È nato il Babbo Natale che conosciamo? Non ancora. Intanto le vesti, erano ancora verdi o blu, e l’iconografia era piuttosto varia.
Sino al 1931, quando la Coca Cola decise di usarlo per la propria campagna pubblicitaria: l’illustratore Haddon Sundblom mise insieme i ricordi di San Nicola e il personaggio dello “spirito del Natale presente”, descritto da Charles Dickens nel racconto Canto di Natale. La veste divenne rossa con bordature bianche, come i colori delle etichette della Coca Cola, e il faccione rubicondo di questo nuovo Santa Claus si affacciò da cartelloni pubblicitari di tutto il paese.
Il cambiamento era fatto. E come spesso capita, gli americani ce lo riportarono in Italia nel dopo guerra, tra piano Marshall e nuovi prodotti. Pian piano i bambini passarono dalla Befana (o Gesù Bambino) a Babbo Natale, complici anche film e pubblicità
E questa è la vera storia di Babbo Natale.