GROSSETO – “La telemedicina può portare reali benefici ai pazienti maremmani o è solamente un altro progetto che non otterrà i risultati auspicati dalla Asl?”. A porre la domanda è Sandro Marrini, coordinatore provinciale di Forza Italia.
“Fermo restando che da sempre Forza Italia sostiene con fermezza l’importanza dell’innovazione tecnologica, tanto che più volte abbiamo ribadito, ad esempio, la necessità del rinnovo delle strumentazioni obsolete all’interno dei vari presidi ospedalieri di tutta la provincia di Grosseto, siamo venuti a conoscenza, di recente, di una delibera dell’ex direttore generale della Asl Toscana Sud Est, Enrico Desideri, che prevede lo stanziamento di una cospicua cifra di denaro pubblico per favorire un progetto che sulla carta sembrerebbe utile, ma che necessita di essere ben analizzato”.
“Infatti, prevediamo due criticità – sottolinea Marrini -. Nello specifico, un medico specialista dovrebbe, per compensare la sempre maggiore carenza di personale, in particolare nei presidi periferici, collegarsi ad un monitor e visitare in modalità virtuale un paziente in un’altra sede ospedaliera. Questo comporterebbe una diminuzione delle centralizzazioni sull’ospedale Misericordia, con un ipotetico minor disagio per i pazienti, che verrebbero trasportati all’ospedale del capoluogo maremmano solo se realmente necessario; inoltre, la telemedicina, secondo i propositi della Asl, eviterebbe di assumere più specialisti, specialmente per lavorare in luoghi con bassa richiesta di prestazioni sanitarie”.
“La prima problematica che ha destato la nostra attenzione è il costo – continua il coordinatore provinciale di Forza Italia -. Sarebbero infatti previsti interventi per circa 5 milioni di euro in 5 anni, quindi un milione di euro l’anno, per implementare la ‘teleconsulenza’ nella Asl Toscana Sud Est. Per far questo è previsto l’acquisto di sistemi robotizzati costituiti da telecamere, microfoni ed auricolari collegati ad un Pc remoto, oltre al relativo software. Tutta tecnologia che sulla carta può essere acquistata con poche migliaia di euro; ma le cifre realmente paventate ci appaiono eccessivamente divergenti e si configurano come un enorme spreco di risorse che non potrà non interessare anche chi istituzionalmente si occupa di controllare la corretta gestione dei soldi pubblici”.
“Un’altra problematica che a nostro parere è palese è che ci troviamo di fronte al solito ‘vendere fumo’ – prosegue Marrini -: mancano i medici e non è aumentando ad oltranza il lavoro di quelli che già operano senza tregua, in prima linea da anni, che si può risolvere il problema”.
“Facciamo un esempio per far comprendere la situazione – va avanti -: se a Grosseto un medico visita circa 12 persone in un turno di sei ore, a Pitigliano 2, a Orbetello 4, a Massa Marittima 4 e a Castel del Piano altre 2, siamo ben consapevoli che nei presidi periferici il carico di lavoro è minore del previsto e non sono più sostenibili ‘risorse umane’ non utilizzate al pieno dell’efficienza. Ma per lo stesso motivo non si può nemmeno sovraccaricare il lavoro del medico di Grosseto, che si troverebbe a visitare, nella stessa unità temporale, 24 malati invece dei 12 previsti. Questo comporterebbe un prevedibile, quanto ovvio, crollo della qualità della prestazione; quindi, per poter funzionare, la telemedicina dovrebbe quantomeno prevedere il raddoppio delle risorse umane al Misericordia, con un ulteriore aggravio della spesa prevista che va sommata al costo del progetto”.
“Le domande che facciamo a nome dei cittadini sono varie: siamo sicuri che la telemedicina sia veramente la scelta migliore da applicare per tutte gli ambiti specialistici ed in tutti gli ospedali? La Asl ha già pensato a raddoppiare i medici dedicati all’urgenza specialistica ed alla radiologia, in servizio al Misericordia, che dovranno pensare alla telemedicina? Oppure – termina Marrini -, quando ci troveremo di fronte agli inevitabili disservizi, al solito verranno colpevolizzati i professionisti, che ormai sono diventati il ‘capro espiatorio’ di ogni problema sanitario, anche se in realtà la criticità è di tipo organizzativo?”.