GROSSETO – Ennesimo attacco di lupi nel Parco della Maremma. La notte scorsa, in località la Trappola, a perdere la vita sono state tre vitelle maremmane, animali di grossa taglia, circa tre quintali di peso ciascuna. Lupi che dunque non si fermano davanti a nulla e nessuno, neppure a bestie ben più grandi di loro.
A fare la differenza adesso, come nei casi precedenti, la presenza del branco dove l’aggressività del singolo viene esaltata, amplificata. Preoccupato del perdurare di questa situazione il presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi che, senza mezzi termini, parla di necessità di contrasto alla presenza del lupo nelle aree più sensibili. “In primis – spiega – dobbiamo assolutamente evitare la formazione di branchi, una vera e propria polveriera per l’incolumità di animi domestici e selvatici, e se necessario attivare, in casi estremi, tutte le misure previste dalla direttiva Habitat”.
Attacchi che si susseguono ormai giornalmente a danno delle imprese maremmane, in particolare di quelle che insistono nell’area protetta. “Non possiamo tollerare che una siffatta situazione possa condizionare il lavoro di chi investe tempo, denaro e passione nell’allevamento e in particolare nei confronti di chi alimenta una produzione tipica o di animali in via di estinzione, quali sono il bestiame e i cavalli di razza maremmana. C’è il forte rischio – prosegue il presidente Tocchi – di vedere sbranato anche qualche cavallo o addirittura l’uomo. Si badi bene che le ultime “vittime”non sono animali facilmente aggredibili come gli ovini ma, nello specifico, di bestie di tre quintali di peso”.
Tocchi prende poi a riferimento una recente dichiarazione del presidente del Parco della Maremma, Lucia Venturi. “Dobbiamo sempre ricordare che sono le imprese agricole a rendere possibile l’esistenza del Parco, al quale, se così vuole rappresentare le attività che lo supportano, diciamo “no grazie”. Noi alleviamo bestiame e non lupi. Vogliamo vendere carne biologica di una razza tipica e non smaltire carcasse putrescenti. L’impotenza del Parco la dice lunga sulle possibilità di un futuro sostenibile, non solo ambientalmente ma anche economicamente. Teniamo in debito conto che per preservare la tipicità e la tradizione dell’allevamento, di cui il Parco tanto si vanta, siamo impossibilitati anche a richiedere quel misero contributo che a malapena ci ripagherebbe dell’impegno economico”.
“Infatti – conclude – i danni indennizzati sono concepiti per i capi ovini, ossia per chi ha la possibilità di erigere recinzioni anti lupo o utilizzare cani da guardiania, non certo per chi vive allo stato brado come i bovini maremmani, in una azienda di 600 ettari. Non vorrei ripetermi, ma la presenza del lupo deve essere assolutamente contrastata nelle aree sensibili ed evitare la formazione di branchi. Solo così possiamo salvare una delle icone della Maremma, universalmente riconosciuta e apprezzata e sostenere il coraggio e la dedizione di chi ha deciso di investirvi”.