GROSSETO – “Sono passati ormai 7 anni dal catastrofico evento alluvionale del 12 novembre 2012 e 5 anni sono passati da quello del 14 ottobre 2014. Ma la notte tra il 16 ed il 17 novembre scorsi, ci siamo trovati a dover affrontare e gestire il preludio di una situazione molto simile”. A scrivere, l’associazione V.i.t.a. onlus, che si rivolge alle istituzioni del territorio, in particolare: al prefetto di Grosseto Cinzia Teresa Torraco, al senatore Roberto Berardi, al governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, al vicario del prefetto Alessandro Tortorella, all’assessore all’Ambiente della Regione Toscana Federica Fratoni, al dirigente del Genio civile Toscana sud Renzo Ricciardi, al capo dipartimento Difesa Suolo Regione Toscana Giovanni Massini, al presidente della Provincia di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, al sindaco del Comune di Magliano in Toscana Diego Cinelli, al sindaco del Comune di Manciano Mirco Morini, al sindaco del Comune di Orbetello Andrea Casamenti, al sindaco del Comune di Scansano Francesco Marchi, al consigliere della Regione Toscana Leonardo Marras, al presidente del Consorzio Bonifica 6 Toscana sud Fabio Bellacchi e al direttore del Consorzio di Bonifica 6 Toscana sud Fabio Zappalorti.
“Sappiamo noi cittadini, ma lo sanno anche le istituzioni, che si è trattato di una scampata tragedia perché ha smesso di piovere e non perché ad oggi ci siano soluzioni applicate in grado di difenderci tutti da quel tipo di piene – continua -. Sappiamo che sul bacino dell’Albegna è piovuto molto meno, addirittura meno della metà di quanto piovuto nel 2012, e sappiamo che il ripristino della sezione del Fiume Albegna nel suo tratto di valle da Marsiliana alla foce e la presenza dell’argine remoto in località Quarto Albegna hanno contribuito notevolmente alla mitigazione del rischio e sicuramente evitato che alcune zone antropizzate della piana venissero invase dalle acque. Eppure il ringraziamento più forte che ci sentiamo di esprimere è che abbia smesso di piovere, e per questo l’intensità e la durata della piena sono state sì sufficienti a danneggiare considerevolmente alcune difese e a far tremare gran parte della popolazione, incluso istituzioni e addetti ai lavori, ma fortunatamente non abbastanza da provocare conseguenze disastrose. Detto questo, la prima domanda che ci viene in mente è: cosa sarebbe accaduto se avesse continuato a piovere per un’altra mezz’ora, o per un’altra ora? Cosa sarebbe accaduto se le precipitazioni fossero state non uguali ma anche solo prossime a quelle del 2012 sul bacino del fiume Albegna? Ecco, non conosciamo le altre realtà della Toscana, ma conosciamo bene casa nostra, conosciamo bene questo fiume, conosciamo bene il bacino del fiume Albegna con i suoi affluenti ed il suo reticolo secondario dalla montagna che lo genera fino alla sua foce che lo libera in mare”.
“Adesso, dopo la notte tra il 16 ed il 17 novembre scorsi, conosciamo anche come risponde il sistema a seguito degli interventi fatti finora, ma anche e soprattutto a causa degli interventi ancora non fatti e forse ancora neanche progettati – prosegue l’associazione -. Adesso abbiamo molta paura, anzi siamo terrorizzati, e questo non è giusto. Purtroppo con questo evento che possiamo chiamare ‘tragedia scampata’, abbiamo potuto osservare tutta una serie di criticità concrete, prima fra tutte la potenza e la rapidità con cui quella immensa massa d’acqua riesce oggi a raggiungere la piana di Marsiliana – Polverosa – Albinia, il picco di piena che nel 2012 ha percorso la tratta Montemerano-Marsiliana in circa 1 ora e 45 minuti, questa volta lo ha fatto in 1 ora e 15 minuti. Assurdo. Non solo non si è operato per aumentare questo tempo calmierando l’acqua nelle zone alte, mediante briglie, salti, bocche tarate, zone boscate, vasche di laminazione e quant’altro, ma si è addirittura diminuito velocizzando lo scorrimento. E’ sotto gli occhi di tutti come questo abbia aumentato la pericolosità e quindi il rischio seppure con un evento di minore intensità e quanto sia stata compromessa la tenuta del reticolo nella parte bassa e più antropizzata del bacino con il fiume che è arrivato a sormontare gli argini in più punti danneggiandoli nella parte esterna e mettendo quindi a rischio la loro stessa tenuta. Stessa cosa per l’argine destro del Magione-Radicata che nelle prime ore della mattina è esondato arrivando pericolosamente a comprometterne la tenuta, sarebbero bastate un paio di decine di minuti per arrivare al crash. Tra l’altro, ovviamente, non è passata inosservata la causa di quella esondazione, vale a dire che in quel tratto l’argine destro era sensibilmente più basso del sinistro e questo sta provocando non pochi malumori nella popolazione, oltre ad una certa perdita di fiducia nelle istituzioni e negli enti che dovrebbero tutelare la sicurezza e l’incolumità di tutti”.
“Inoltre risulta nuovamente distrutto l’argine destro del fiume Albegna a monte del ponte di Marsiliana e messo a rischio ancora una volta il rilevato stradale in prossimità del ponte dove nel 2012 malauguratamente trovarono la morte tre persone e che anche questa volta ha comportato un’ordinanza di chiusura in emergenza – scrive ancora V.i.t.a. onlus -. Considerevolmente eroso l’argine destro dell’Albegna nel punto di attestazione con il ponte della ferrovia, erosione che dapprima ha provocato la fuoriuscita di acqua e poi l’ostruzione completa dell’ultima arcata del ponte, quella adiacente all’argine stesso. Insomma, queste sono le più evidenti, ma le criticità osservate sono molteplici ed alla luce di quanto accaduto ci domandiamo quanto sia saggio scommettere che tutto sia risolto o risolvibile con la realizzazione dello ‘Scolmatore di Campo Regio’. E poi, da qui alla sua realizzazione, chi difenderà le nostre abitazioni? Le nostre attività? Le nostre vite? E ancora, chi è in grado di garantire che, oltre a risolvere il problema dell’ostruzione provocata dal ponte della ferrovia, garantisca veramente, anche la sicurezza di tutti? Come più volte evidenziato, e quest’ultimo evento dimostra quanto avessimo ragione, abbiamo il timore che il sistema possa collassare nella zona compresa tra la confluenza del Patrignone (fine dell’argine remoto) ed il ponte della ferrovia o lo scolmatore (quando sarà realizzato), quindi ci domandiamo: quanto quest’opera sarà in grado di garantire sicurezza a monte di se stessa?”.
“Ci sono poi altre situazioni quanto meno ambigue ed interventi discutibili dagli effetti non troppo chiari, realizzati nelle zone a monte di Marsiliana, a partire dalla località Volta Marcia per arrivare in località le Volte, da dove ci giunge addirittura notizia di un argine probabilmente non autorizzato realizzato in un terreno privato – va avanti l’associazione -. Ecco, l’impressione è che si stiano spendendo soldi, molti soldi pubblici, per realizzare opere di difesa a valle il cui effetto rischia di essere inficiato da pratiche sbagliate, dannose e costose che velocizzano il fiume in zone dove andrebbe e potrebbe essere invece rallentato come naturalmente avrebbe fatto se in tutti questi anni non fosse stato manomesso. Su questa partita crediamo che la Popolazione che abita la valle dell’Albegna ma in generale tutto il suo bacino, meriti chiarimenti e che si facciano poi riflessioni serie per applicare soluzioni che portino l’acqua a valle non in sempre meno tempo ma in un tempo molto maggiore, non in una ma almeno in 5 ore. Riteniamo che vada fatto un ragionamento molto più serio e complessivo, che non sia semplicemente quello di andare a risolvere problemi localizzati con interventi localizzati, altrimenti temiamo che il fiume, prima o poi, provvederà da solo a riprendersi spazi che un tempo erano suoi e non riusciremo più a raggiungere quel grado di sicurezza, ma soprattutto di tranquillità che ogni cittadino dovrebbe avere per vivere”.
“Chiediamo – concludono da V.i.t.a. – che venga convocato al più presto, presso la sede del Genio Civile di Grosseto, il Tavolo per l’Albegna, istituito lo scorso marzo dall’assessore all’Ambiente della Regione Toscana Federica Fratoni su nostra richiesta, al quale sono chiamati a partecipare, oltre al Genio ed alla Regione Toscana, anche tutti i comuni interessati (Scansano, Manciano, Magliano, Orbetello), il Consorzio di Bonifica 6 Toscana sud e le associazioni coinvolte”.