Parafrasando il mondo animale, la modernizzazione dell’Italia dipende dall’esito della lotta tra le Sardine, coi loro alleati Tonni, e i perfidi Totani. Il #tiromancino è dichiaratamente una rubrica progressista e antirazzista, per cui non può che stare dalla parte delle Sardine, e dei loro simpatizzanti Tonni. Ça va sans dire.
La dirompente novità delle Sardine è l’ennesima conferma di un principio cardine della politica, mutuato dalle leggi universali della fisica: non esistono vuoti che non siano subito riempiti.
Nel campo del Centrosinistra si è perso da un bel po’ il contatto con la realtà, e tutti si sono asserragliati nel fortino della sopravvivenza in attesa di tempi migliori. Tuttalpiù illudendosi che inseguire l’egemonia culturale della destra avrebbe portato qualche vantaggio politico da gestire con la tattica. I protagonisti storici della rappresentanza politica del Centrosinistra, i partiti, sono nel frattempo diventati dei grossi Tonni, goffi e ingombranti. Guidati dall’istinto suicida di navigare spediti in direzione della tonnara allestita dagli avversari in vista della grande mattanza elettorale.
Intanto, quelli che affondavano le proprie radici nella tradizione della destra, hanno faticato poco ad evolversi in Totani, molluschi più brutti che belli, carnivori e tentacolari. Egemonizzando il discorso pubblico con la narrazione semplicistica ed efficace del nemico: l’extracomunitario che ruba il lavoro; lo Stato che impone le tasse per soffocarti; l’Europa che vuole umiliare l’Italia; la Bce dei tecnocrati; i drogati che se le vanno a cercare; le femministe nemiche della famiglia, e così via. Coltivando con determinazione il più grande fra gli alibi collettivi degl’Italiani: «è sempre colpa di qualcun altro». E di conseguenza la delega totale al grande risolutore; l’uomo forte da operetta, allusivo a orbace e manganello. Quintessenza del populismo in salsa sovranista.
Pochi giorni fa, all’improvviso – che se l’avessero pianificato non gli sarebbe venuto tanto bene – il fulminante debutto delle Sardine, che con una semplicità disarmante hanno occupato il campo, attirando su di sé tutti i riflettori. Prima dicendo cose di palmare buon senso, poi articolando con efficacia un manifesto d’idee che ha immediatamente rappresentato una credibile contro-narrazione della realtà rispetto a quella imperante dei Sovranisti. Una congiura dei normali, che ha come per incanto mobilitato centinaia di migliaia di persone in tutt’Italia. Spontaneamente e senza alcuna programmazione, solo per l’impellenza di partecipare. «Into o culo» agli spin doctors della “Bestia” salviniana, direbbe Cetto La Qualunque.
Tanto per cambiare – lui che tiene l’orecchio a terra (come dice) – il giudizio migliore sulle Sardine l’ha dato subito Pierluigi Bersani, il giorno dopo la manifestazione di Bologna. «Questi ragazzi sono scesi in piazza senza bandiere, ma per affermare un’idea che corrisponde all’humus civico dell’Emilia Romagna, una visione del mondo e della società. Una roba che è più importante anche della tenuta del governo, perché l’Emilia Romagna è la culla del riformismo italiano». Qualche giorno più tardi, ancora l’esegesi perfetta: «in un colpo solo ‘sti ragassi hanno detto due cose. Ai populisti che in Emilia Romagna non sarà per loro una passeggiata. E al Centrosinistra che la smetta di star lì a pettinare le bambole».
Perché stringi stringi, alzando il velo, la battaglia che finalmente si comincerà a combattere ad armi pari, a prescindere dal suo esito, sarà quella sull’egemonia culturale. Tra la visione positiva del mondo, “aperta ai venti e ai forestieri”, di cui le Sardine sono portatrici sane, e quella oscurantista, violenta e identitaria di cui Matteo Salvini è il santino ambulante. Il risultato elettorale in Emilia Romagna sarà da questo punto di vista solo una conseguenza secondaria. Che il Movimento 5 Stelle non abbia colto l’attimo, è abbastanza scontato. Essendo oramai colonizzato da un gruppo dirigente di Tonni pinna gialla (coi bracci).
Proprio per il fatto che le Sardine hanno saputo trovare parole e modalità per riaccendere la miccia, i Tonni con alle spalle una militanza politica e una frequentazione delle liturgie di partito, farebbero bene a non comprometterle. Evitando come la peste qualunque maldestra incursione nel loro campo. E lasciandoli provare coi loro mezzi a convincere le persone che il sovranismo identitario, la forzatura delle regole e la violenza verbale praticati dai Totani sono la via che come comunità nazionale ci porterà dritti all’inferno. Lasciando che l’energia delle giovani Sardine contamini quanti legittimamente in questi anni hanno deciso di non partecipare alla vita pubblica, o di coloro che hanno genuinamente creduto alle trappole dialettiche dei populisti, scambiandole per promesse d’emancipazione.
Al di là delle rispettive appartenenze politiche: oggi si tratta di mettere all’angolo – per fare un esempio concreto – chi pensa che aggredire e offendere Ilaria Cucchi sia un modo legittimo per affermare il proprio punto di vista. Quelli che rilanciano fake news sui social in modo seriale, senza esercitare alcun discernimento critico, né preoccuparsi delle conseguenze sulle persone. O le donne che assecondano con superficialità il culto machista dell’uomo forte, alla base dei comportamenti che ghettizzano le stesse donne.
La questione è infatti pre-politica ed eminentemente culturale. E visto che la situazione è complicata, bisogna esercitare l’onerosa virtù della lungimiranza. Consapevoli che anche nel malaugurato e possibile caso in cui prevalgano le “forze della conservazione”, non va dilapidato il patrimonio prezioso delle Sardine. Che ad ogni costo non devono finire sotto sale, essendo una riserva di massa per la Democrazia.
Piuttosto, i Tonni della politica, nelle Istituzioni e quelli impegnati nella militanza di partito, dovrebbero cogliere stimoli e sollecitazioni che arrivano dalle sovreccitate Sardine che s’agitano in mare. E svolgere finalmente con disciplina e onore il proprio lavoro di rappresentanza degli interessi dei cittadini. Prendendo il rischio di assumersi responsabilità e dare segnali inequivocabili di cambiamento di direzione, visto che le stesse Sardine hanno detto esplicitamente di voler «incoraggiare i politici con la “P” maiuscola». Quelli che «pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri».
Come dicono le Sardine citando Lucio Dalla, il mare è «profondo». Di solito i Totani stanno sui fondali sabbiosi e fangosi. Speriamo che lì tornino il prima possibile. Per il bene di tutti.