SCARLINO – Su richiesta del Pubblico Ministero, Maria Navarro, della Procura di Grosseto, formulata e depositata in data 9 maggio 2019, il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Grosseto, Sergio Compagnucci, ha disposto in data 17 luglio 2019 l’archiviazione del procedimento penale nei confronti di tutti i 16 imputati per il reato di bancarotta fraudolenta contestato ai vertici e consulenti di Scarlino Energia spa.
Il decreto di archiviazione è stato reso disponibile agli avvocati solo nei giorni scorsi e necessita di una valutazione sia nel merito del dispositivo (“il fatto non sussiste”) sia in quello delle polemiche che da anni circondano l’operato della società.
Innanzitutto, dopo anni di indagini, si riconosce che “non emergono condotte penalmente rilevanti a carico degli indagati per cui non sussistono elementi per sostenere in giudizio nei loro confronti l’accusa originariamente ipotizzata dal PM” e che soprattutto “non si rinvengono ulteriori indagini da espletare né aspetti investigativi da approfondire: di qui la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento della richiesta di archiviazione”.
Il Presidente di Scarlino Energia Spa, Moreno Periccioli, commenta a freddo la sentenza: “Una soddisfazione amara. Era una decisione, per noi scontata, che abbiamo dovuto attendere troppo tempo. Il corretto comportamento degli amministratori di Scarlino Energia e dei loro consulenti, dei componenti l’organo di controllo, era stato già riconosciuto dal Tribunale Civile di Grosseto che, in presenza di una richiesta di fallimento presentata dalla Procura, sulla base dell’esposto che ha provocato l’indagine che oggi viene archiviata, aveva rigettato la richiesta ed omologato il concordato in continuità richiesto da Scarlino Energia. Per giungere alla stessa conclusione il PM ha, legittimamente, incaricato due professionisti ed utilizzato per l’indagine, legittimamente, tutti i tempi previsti dalla legge più ulteriori sei mesi disposti, legittimamente, dal GIP. In questo lungo frattempo – prosegue Periccioli – il sottoscritto ed altri 15 amministratori e professionisti hanno visto accostare il loro nome e la loro reputazione all’accusa, gravissima, di bancarotta fraudolenta. Non è certamente il primo caso, né certamente il più eclatante; ma è giusto dire “mal comune mezzo gaudio”? Sono effetti collaterali inevitabili nel funzionamento del nostro sistema giudiziario? Io penso proprio di no. L’efficienza, l’efficacia e la qualità del sistema giudiziario sono obiettivi da perseguire con determinazione; ne dipendono la qualità e la solidità della democrazia, la competitività e l’attrattività economica di ogni Paese, ma ancor prima la dignità della persona”.
Con l’archiviazione delle accuse di bancarotta fraudolenta si chiude definitivamente questo capitolo giudiziario, spesso usato in maniera strumentale dai nostri oppositori (c’è chi parlava di “cronaca di una morte annunciata”), ma la società è ben consapevole che la battaglia per poter esercitare il legittimo diritto d’impresa è ancora molto lunga e tortuosa.