GROSSETO – «Dal primo gennaio 2020 nella provincia di Grosseto 20 addette alle pulizie rischiano di perdere il posto di lavoro che pure spetterebbe loro. A poco più di un mese dall’avvio del processo di internalizzazione previsto all’inizio dell’anno prossimo – sottolinea Massimiliano Gatti, funzionario della Filcams Cgil – ancora non c’è il decreto attuativo che consentirebbe di stabilizzare 25 dipendenti delle ditte di pulizie sui 45 che in seguito ad appalto hanno lavorato presso gli istituti scolastici. Più allarmante il fatto che i restanti dipendenti non hanno maturato il diritto ad entrare negli organici della scuola come collaboratori scolastici. Per cui alla data odierna non hanno altra possibilità se non l’eventuale Naspi (ex indennità di disoccupazione). Per rientrare nel percorso d’internalizzazione dei servizi di pulizia nelle scuole, infatti, servono contestualmente 10 anni di servizio continuativo, il diploma di terza media e l’assenza di carichi penali pendenti».
«Si tratta di lavoratrici che contano quasi esclusivamente sul part time, che fino ad oggi – anche se con poche ore – ha garantito loro un’entrata economica mensile. Per la Filcams – aggiunge Gatti – il problema complessivo di queste 45 lavoratrici non può essere sottovalutato, anche considerando la difficoltà sofferte dal nostro territorio sotto il profilo occupazionale. Unitariamente a livello nazionale Filcams, Fisascat e Uiltrasporti hanno previsto più giornate di mobilitazione contro una situazione inaccettabile, rivendicando una gestione coordinata della vertenza con l’attivazione di un tavolo di confronto che coinvolga la presidenza del Consiglio e i ministeri dell’Istruzione, del Lavoro e dell’Economia».
«Al fine di garantire la contestualità degli interventi per arrivare alla piena occupazione dei lavoratori coinvolti: 16mila persone in tutta Italia, delle quali solo 11.236 saranno assunte grazie alla legge che ne ha previsto l’internalizzazione. Rimangono – conclude Gatti – quasi 4.800 addetti che per il sindacato devono essere tutelati, individuando strumenti di stabilizzazione che gli consentano continuità occupazionale e di reddito».