GROSSETO – «Non credevo che la lettera inviata all’Ast dai dipendenti di Tv9-Telemaremma per chiedere un incontro venisse trasformata in improprio comunicato di solidarietà all’editore responsabile del licenziamento – quello subìto dal collega fiduciario di redazione, Carlo Vellutini – che il giudice del lavoro di Grosseto, dottor Giuseppe Grosso, ha definito ritorsivo. E’ per questo che chiedo cortesemente la pubblicazione, irrinunciabile per una questione etica e morale, partendo da una domanda: perché sia passato un anno e mezzo di silenzio assoluto da parte di colleghi e compagni di lavoro e non sia scattata, nel caso di Vellutini, quella solidarietà che è alla base della nostra professione, dell’appartenenza ad un ordine professionale, ma che deve anche esistere semplicemente fra chi lavora fianco a fianco. Tanto più, dopo che il giudice ha sancito che il fiduciario aveva agito nel rispetto delle regole e nell’interesse dei colleghi. Un licenziamento è sempre intollerabile. Nel caso di un sindacalista che stava esercitando le sue funzioni diventa di una gravità insopportabile». Così scrive in una nota Sandro Bennucci, presidente dell’Associazione Stampa Toscana, sindacato dei giornalisti, in risposta alla lettera dei dipendneti di Tv9 sul licenziamento di Carlo Vellutini e inviata alla nostra redazione.
«Lo stesso presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, s’indignò, con un comunicato ufficiale, di fronte al licenziamento di Vellutini e fece riferimento alla correttezza verso i dipendenti nel caso di provvidenze regionali. Ma qui preciso con forza: Ast non ha mai chiesto revoche di contributi e, tanto meno, ha messo in pericolo posti di lavoro. Tutt’altro. Il bando regionale per l’informazione locale riguarda solo progetti aggiuntivi e, precondizione per poter partecipare, è proprio la stabilità dei posti di lavoro che deve essere garantita dagli editori. Il bando non è un diritto divino, ma un incentivo voluto e sollecitato alla Regione proprio dall’Ast per tutelare l’editoria toscana: quella con giornalisti assunti attraverso il contratto di lavoro, in regola con i contributi e rispettosa della legge».
«Permettetemi di aggiungere che Ast si è adoperata in ogni modo, dal punto di vista sindacale, per evitare il licenziamento di Vellutini. Che si attivò, attraverso l’ex art. 29 proprio con l’Ast per giungere ad una soluzione della controversia nata sull’organizzazione dei turni di lavoro, tra l’allora direttore responsabile e l’editore, peraltro fratello e sorella e soci al 50 per cento della stessa azienda. L’editore, di fronte alla lettera dell’Ast che lo invitava a un confronto per ristabilire le regole replicò che io, presidente Ast, dovevo “farmi gli affari miei”. Non basta: per due volte c’è stato un tentativo ufficiale di conciliazione nella sede Fnsi con i rappresentanti di Aeranti corallo. Tavoli senza esito per la scelta dell’editore di non presentarsi. Editore che poi, una decina di giorni prima della sentenza, tardivamente ma forse ancora in tempo, venne a Firenze, in Ast, per chiedere una mediazione in extremis. Gli fu risposto di sì: purché avesse ritirato il licenziamento. Ma non successe nulla. L’Ast era dunque pronta a trovare un punto d’incontro. Quel punto d’incontro che avrebbe evitato all’editore di essere ritenuto responsabile dal giudice del lavoro di un licenziamento ritorsivo».