GROSSETO – Si è svolta stamani l’assemblea regionale dei pastori per il rilancio del settore ovicaprino in Toscana dopo la crisi che ha investito il settore nel 2018. Presenti al tavolo il presidente Cia Toscana Luca Brunelli, il presidente Cia Grosseto Claudio Capecchi, l’assessore regionale Marco Remaschi e il vicepresidente Cia nazionale Mauro Di Zio, oltre ai numerosi allevatori intervenuti.
“Allo stato dell’arte, la pastorizia oggi in Maremma evidenzia diverse problematiche e difficoltà – ci racconta il presidente Cia Grosseto Claudio Capecchi -. Sono problematiche recenti ma diventate strutturali del settore e dipendono da molti fattori. Intanto, tutto il mondo agricolo è chiamato a un’evoluzione nei temi della competitività, della promozione dei propri prodotti, della riconoscibilità delle qualità che questi prodotti hanno, e quindi dell’innovazione. E poi ci sono problematiche insorte recentemente, come la predazione. Per limitarla sono state messe in atto una serie di iniziative sia dalla politica che dalle associazioni: ma bisogna vedere se anche noi, come allevatori, le condividiamo fino in fondo, perché per noi la predazione è un’avversità vera e propria. Siamo gente che vive in questa società, quindi riconosciamo che c’è la necessità di un confronto con tutte le opinioni, anche quelle diverse dalle nostre. Però non possiamo accettare, su questa questione, che la collettività abbia delle attenzioni per la biodiversità e per le questioni, più in generale, ambientali, le cui conseguenze vengono subite solo da una categoria di persone, in questo caso noi allevatori. Su questo fronte dobbiamo ragionarci, c’è da fare diverse cose. Ma ripeto, la questione fondamentale che deve essere affrontata è quella del rilancio complessivo del settore in funzione anche della valenza che questo ha sia da un punto di vista sociale, sia da un punto di vista ambientale e paesaggistico, che sono un’altra parte importante dell’attività che fanno gli agricoltori, per esempio se si pensa alla ricezione agrituristica che, se il territorio non avesse queste caratteristiche, sarebbe difficilmente portata avanti”.
“L’iniziativa di Cia Grosseto e Toscana di oggi è un’occasione importante di confronto su un settore che è fondamentale e strategico nel panorama agricolo e allevatoriale italiano – dichiara il vicepresidente Cia nazionale Mauro Di Zio -. E’ strategico perché il territorio ha assolutamente bisogno della permanenza di questa attività per mantenersi, per continuare a salvaguardare la qualità del paesaggio e per contenere un dissesto idrogeologico che sempre più ci costringe ad assistere ad una contabilità in termini di danni e di perdita di vite umane visti i cambiamenti climatici. Quindi è fondamentale vedere le difficoltà del settore, le potenzialità che il settore ha in sé e che può esprimere se si mettono in campo tutte le iniziative di promozione del territorio e delle sue produzioni di eccellenza e di qualità, di organizzazione delle filiere e di innovazione, che è fondamentale anche in questo settore di lunga tradizione. Oggi abbiamo fatto il punto su tutte queste questioni e sono convinto che ne abbiamo tratto indicazioni importanti”.
“Stamani siamo a Grosseto per affrontare un tema centrale per tutta la Regione – commenta il presidente Cia Toscana Luca Brunelli -. Abbiamo scelto Grosseto per questa assemblea perché è una realtà territoriale dove la pastorizia rimane importante. Le realtà rurali: è questo il tema che stiamo tentando di mettere all’attenzione della politica, perché le debolezze delle scelte politiche, che non riescono a mettere al centro la vita nelle aree rurali come quella dei pastori, sono veramente pesanti. Abbiamo bisogno di un’attenzione diversa. E’ fondamentale che quando usciamo dalla cerchia delle mura della città i diritti rimangano gli stessi. Negli ultimi tempi, le realtà rurali hanno meno diritti e doveri in aumento. I nostri pastori e i nostri agricoltori mantengono il nostro territorio, rendendo possibile la vita in quelle aree, ma non riescono ad avere il reddito necessario per soddisfare i bisogni minimi della loro famiglia: quindi figuriamoci se riusciamo, in questo senso, a dire ai giovani ‘tornate nelle campagne, fate allevamento e continuate a mantenere questa realtà’. C’è bisogno di scelte politiche importanti. Siamo alle porte di una nuova Pac (Politica agricola comune), dove oggettivamente non abbiamo, in vista, soddisfazioni, perché sappiamo che per dare una risposta a questa realtà occorre prendersi delle responsabilità, fare delle scelte pesanti, stravolgere il sistema attuale. Dobbiamo abbandonare quello che ha creato il posizionamento storico degli aiuti e ragionare in prospettiva e secondo nuove progettualità. Questo vuol dire andare contro le politiche dell’Europa del nord e ascoltare di più le esigenze del Mediterraneo e, con queste, quelle dei nostri pastori”.
“Noi stiamo già cercando di far fronte alla crisi che si è abbattuta sul settore della pastorizia. Per prima cosa, abbiamo trasformato tutto il nostro latte – a parlare Marika e Daniele, pastori -. Perché le grosse difficoltà del settore, in questo momento, sono quelle legate al prezzo del latte e a quello degli agnelli. Trasformando il latte si riesce un pochino a arginare la perdita in un’ottica di costi benefici. Per quanto riguarda l’altra grande difficoltà, ovvero la predazione, ci siamo associati a DifesAttiva, un’associazione con la quale stiamo lavorando a un progetto sui metodi di prevenzione. Con i cani da guardiania che ci hanno dato siamo riusciti, per ora, a limitare il fenomeno della perdita degli animali, non quello degli attacchi. Non più di due settimane fa c’è stato un attacco in pieno giorno: i cani hanno reagito benissimo. Marika era al pascolo con le pecore, i cani sono riusciti a limitare il danno: una pecora è stata attaccata e ferita, ma è stata recuperata, curata, e ha già partorito. E il lupo se ne è andato a gambe levate senza danni né per il lupo, né per i cani”.
“Gli allevatori in Maremma sono costretti a una vita che non ha più a che vedere con la pastorizia – ci dice Fernando, pastore -. Per me il 5 maggio 2015, quando i pastori presentarono al presidente della Regione Enrico Rossi un documento sulle difficoltà che il settore stava registrando, è stato il giorno in cui la pastorizia è finita. Da lì è iniziato l’allevamento. Ormai la pecora fa parte di un contesto sociale che non appartiene più al territorio e all’ambiente. Senza la pecora, l’ambiente si degrada, perde quei valori che solo la pecora sa assicurare al terreno”.