MASSA MARITTIMA – Lorenzo Pozzo e Mauro Lorenzini, della segreteria Pci Colline Metallifere, vanno all’attacco sul Falusi. “Nel programma di mandato dell’attuale maggioranza – scrivono – non ci sono tracce o riferimenti in merito al Falusi. Questo la dice lunga sull’interesse che l’amministrazione ha nei confronti della residenza ed evidentemente la coalizione Massa vuole andare Avanti Insieme ma non con l’istituto, forse perché è una zavorra ed già cosa di altri”.
“La segreteria del Pci – prosegue la nota – ricorda che la legge regionale prevede, entro 45 giorni dalle elezioni (26 maggio), la nomina dei membri del nuovo consiglio da parte del comune di Massa Marittima. La legge è chiara ma con una semplice delibera un comune si può sottrarre all’applicazione e far slittare i termini al 31 dicembre perché così è stato deciso. Nelle amministrazioni a guida Pd sono queste le modalità. C’è una norma, si inventa un atto e si aggira l’ostacolo, tenuto conto che nessuno ai piani superiori, né tantomeno gli ignari cittadini, contesterà. Ma secondo il Pci le motivazioni sono altre più nobili e profonde. Il ritardo è dovuto perché ancora non si è trovata la quadra per le nomine”.
“In primis non si è ancora convinto il sostituto di Sandro Poli, il cui nome, quello di Luciano Testori, già circola sulla piazza, ad accettare – insistono Pozzo e Lorenzini – Poi ci sono le nomine degli altri consiglieri tra le quali scottano quelle indicate dalle minoranze. Su queste sembra che non sia gradita, all’interno del cda, la presenza di un nome indicato da Massa Comune. Sindaco e Pd, probabilmente consigliati da qualche occulto stratega, non ne vogliono sapere perché, come ci è stato riferito, non sta scritto da nessuna parte che la nomina debba comprendere anche nomi indicati dalle minoranze. Per il Pci da una parte si disattende la legge che impone in modo chiaro tempi precisi, dall’altra si cambiano quelle norme di buon senso che dovrebbero essere alla base del governo di una comunità e, proprio come indicato nelle premesse del programma di mandato, dovrebbero servire a rendere la comunità più inclusiva”.
“Nel frattempo – scrivono ancora – l’istituto non naviga in acque tranquille: i lavoratori sono stati penalizzati da errori fatti nel passato e si sono trovati costretti a pagare incentivi percepiti per errore, che hanno contribuito a “sanare” il bilancio e, dalle parti sociali, si è levato il grido d’allarme per l’erogazione degli stipendi. Infine, dalle segrete stanze, sembra che si proceda a preparare l’affidamento di un nuovo nucleo all’esterno. Qualcuno accusava il Pci di usare un termine non appropriato quando parlava di privatizzazione perché sosteneva si trattasse di esternalizzazione. Oggi se ne riconosce l’errore perché è giusto usare termini precisi, infatti per la segreteria del Pci si tratta di una vera e propria vendita di uno dei migliori beni che la nostra realtà territoriale e comunale abbiano mai avuto”.