GROSSETO – Succederà esattamente come per il terrorismo. Finché i morti non sono arrivati nel cuore delle città europee, il terrorismo nella striscia di Gaza, in Afghanistan, in Kashmir o nello Sri Lanka – di Stato o meno – a buona parte di noi occidentali sembrava solo un’esecrabile pratica esotica. Nulla di più. Poi è toccato alla carne europea, e c’è stata la reazione. A prescindere se efficace o meno che sia stata.
Così accadrà per il «global warning», l’allarme per il clima. Pari pari. Finché a morire come mosche saranno i disgraziati della terra, in Africa piuttosto che in Asia, l’opulento mondo avanzato continuerà imperterrito a discettare di transizione capitalistica dalla «old» alla «green economy». Di modulazione delle aliquote Iva, e così via. Poi un bel giorno il Danubio o il Po esonderanno improvvisamente, facendo fuori qualche decina di migliaia di persone. O forse il mare inghiottirà in pochi giorni i lungomare di Follonica e Castiglione della Pescaia. E allora tutti dichiareremo il nostro sgomento incredulo di fronte allo strapotere della natura e alla miopia umana.
A partire dai grotteschi dileggiatori seriali della povera Greta Thumberg. Sedicenne Cassandra svedese che agita le coscienze di mezzo mondo coi suoi Fridays for Future. Salvo quelle impermeabili dei tetragoni interpreti della reazione. Che si godono gli effimeri quindici minuti di notorietà, sfottendo una ragazzina Asperger che incurante li sovrasta sotto ogni punto di vista.
Quel che sta succedendo con la mobilitazione planetaria per arginare il “climate change”, è onestamente il più imponente movimento d’opinione degli ultimi 20/30 anni. E le centinaia di scienziati da bar, sui social o nelle istituzioni, che si esercitano nel dileggio e nella velenosa insinuazione sulla manovrabilità della sedicenne di Oslo, sono solo mosche cocchiere inconsapevoli che ne glorificano le gesta. Gente che ha individuato il bersaglio grosso, nell’illusione di dimostrare di esistere. Che guarda il dito e non la luna, a voler essere alquanto magnanimi.
Costoro hanno dato il meglio di sé anche in occasione della manifestazione maremmana riconducibile al Global Strike for Future, venerdì scorso. La pagina del Giunco.net – al pari della piazza virtuale di facebook – ne è buona testimone. Con tanti commenti sprezzanti e pretenziosamente ironici all’insegna dei ragazzi che venerdì hanno prima manifestato in piazza Dante, e poi sono andati a ripulire le mura medicee. La cosa divertente, in tutta onestà, è che adulti incapaci di controllare i propri istinti vacuamente polemici, pretenderebbero da dei ragazzini che si mobilitano con gli stereotipi della loro giovane età, sedicenti comportamenti responsabili di cui loro per primi sono incapaci.
Parlare dell’epifenomeno degli odiatori della Thumberg, ad ogni modo, rischia di conferirgli una rilevanza che non ha. C’è invece da chiedersi seriamente se questo soprassalto di consapevolezza ecologista, abbia o meno la capacità di produrre un salto di qualità nei comportamenti di massa, e di conseguenza nei cicli produttivi che inquinano acqua, aria e suolo della terra.
Può darsi che questo non succeda, perché l’ottusità dell’uomo e le convenienze economiche di cui ognuno di noi è portatore sano, possono obiettivamente condurre a sottovalutare i pericoli che corriamo. Magari assuefatti agli autodidatti della meteorologia, che ogni giorno si peritano di spiegarci come nel corso delle ere geologiche la terra abbia più volte cambiato clima. Tralasciando “astutamente” che all’epoca non esistevano industrie, produzioni e consumi di massa. E che, forse, a chi vive oggi frega il giusto di quel che succedeva per altre cause due o tremila anni fa. O prima ancora.
Tuttavia, anche al netto delle esasperazioni e degli isterismi “ambientalisti” (uguali e contrari a quelli dei negazionisti), la differenza questa volta potrebbe farla in modo risoluto proprio l’anagrafe. Perché mentre quelli della generazione di chi scrive – o di quelle subito prima e subito dopo – hanno la ragionevole speranza di lasciare questa terra prima che le cose degenerino definitivamente. Questo non vale per chi oggi a 12, 14, 16 o 18 anni. Questi ragazzini fra trenta o quarant’anni rischiano davvero di trovarsi immersi in una delle peggiori distopie immaginabili. Scontando colpe che loro proprio non hanno. A meno di considerare una congrega di buontemponi e cialtroni i 140 scienziati che hanno contribuito ad elaborare l’allarmante e allarmistico rapporto sullo stato della terra recentemente presentato alle Nazioni unite, infatti, quello che ci aspetta non è proprio il massimo.
Populismo e sovranismo negli ultimi anni sono riusciti a mettere in ombra il qualunquismo. Che poi è l’origine di tutti i mali successivi. Oggi l’offensiva dei qualunquisti sostenitori dell’invarianza climatica, potrebbero produrre altri danni irreparabili sotto il profilo culturale. Ma l’impressione è che sono così fuori dalla storia, che la loro irrilevanza può essere paragonata solo a quella del due di picche con l’asso in tavola.
Meglio lasciarli cuocere nel proprio brodo, e sostenere come possiamo ragazzette e ragazzetti che con la loro innocente serietà ci stanno ricordando quanto idioti siamo stati a ridurci allo stato in cui siamo. Facciamo quel che possiamo, quindi. Iniziando a dargli fiducia; a Grosseto come nel resto del mondo.