GROSSETO – Cori e striscioni, slogan e megafoni. Ma la vera novità di questa manifestazione, organizzata dagli studenti anche a Grosseto nell’ambito dell’iniziativa internazionale dello “Sciopero globale per il clima” (Global climate strike), sono stati i guanti e i sacchi dell’immondizia. Sono state queste le “armi” che stamattina hanno utilizzato decine e decine di ragazzi che spontaneamente hanno deciso di unire alla protesta contro le scelte che danneggiano il clima, l’ambiente e il pianeta, un’azione concreta.
Tutti insieme infatti, dopo aver sfilato per le vie che dalla Cittadella dello studente portano al centro storico di Grosseto e piazza Dante, hanno continuato il loro percorso raggiungendo la zona del Cinghialino sulla Mura medicee della città per raccogliere i rifiuti abbandonati per strada: mozziconi di sigaretta, cartacce, plastica.
Un modo diverso di manifestare e anche di riprendersi la città e vivere le Mura che spesso in questi ultimi anni sono state al centro di tante polemiche. Stamattina con tanti ragazzi che pacificamente raccoglievano rifiuti e ripulivano dalla sporcizia quell’area così caratteristiche della città, le Mura per qualche ora sono state il vero centro di Grosseto.
Ecco le voci dei protagonisti della manifestazione di questa mattina. «Partecipiamo alla manifestazione e puliamo – ci hanno detto alcuni ragazzi -, perché è casa nostra e, nel nostro piccolo, è l’unica cosa che possiamo fare. In questo modo cerchiamo anche di farci vedere e far sentire la nostra voce. L’argomento è importante e non è solo nostro, è di tutti. Vorremo coinvolgere più gente. Il nostro pianeta sta morendo, e tutti ne soffriamo».
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«Il pianeta sta male e noi dobbiamo sopravvivere. Questo è il momento giusto per farlo. Dobbiamo far vedere agli adulti che anche da parte dei giovani ci sono questo tipo di iniziative. E dovrebbero unirsi anche loro. Invece molte persone ci hanno criticato: in molti ci hanno detto che non serve a niente, che il cambiamento viene dallo Stato e che pulire non è lavoro nostro. Siamo stati criticati molto anche dai nostri genitori. Per esempio, solo mio padre mi ha dato il permesso di essere qua, mia mamma non lo accetta. Per questo sono contenta che state documentando anche che stiamo pulendo e che non volevamo solo saltare la scuola».
«Tutti insieme abbiamo organizzato questa manifestazione per sensibilizzare i giovani di oggi che vivono nella superficialità con il pensiero che il futuro gli sia dovuto. In realtà non è dovuto a nessuno e, in questa situazione, non è neanche assicurato. Invitiamo tutti quanti a prendere atto e consapevolezza di quella che è la realtà dei fatti, scendere in piazza e mettere la faccia su quello che dobbiamo creare, ovvero il nostro futuro».
Racconta Cecilia, 17 anni, del Liceo Artistico. «Saremo noi che dovremo risolvere questo casino, quindi è bene iniziare: con le mani in mano non si fa nulla. Cerchiamo di fare piccole cose per arrivare, piano piano, al grande. Sinceramente fino a qualche tempo fa non avevo mai sentito parlare di queste tematiche. Ora anche sui social la situazione è cambiata: c’è molta più attenzione all’ambiente, quindi ho iniziato a informarmi. Siamo qui perché non c’è nessun altro che sta facendo quello che facciamo noi: pensare all’ambiente e al futuro del pianeta. Io sono qui perché non ha senso andare a scuola se tanto non avremo un futuro. Purtroppo non tutti i nostri compagni e le classi hanno aderito. Molte persone pensano che fare questa cosa non serva a nulla. Invece credo che noi dobbiamo pensare che il futuro è nostro e per questo dobbiamo coltivarlo noi, non possono coltivarcelo altri. Alcuni avevano paura perché non avevamo i permessi. Altri, invece, non sono qui perché i genitori non volevano. In molti ci hanno detto che sono quelli al potere che devono fare qualcosa. E noi abbiamo risposto che siamo noi che glielo diamo, quindi iniziamo noi a fare qualcosa: se noi cambiamo, cambiano anche loro».