GROSSETO – Le imprese maremmane lavorano nove mesi all’anno per pagare i tributi. Lo conferma lo studio “Comune che vai, fisco che trovi – 2019”, promosso come ogni anno dall’Osservatorio permanente del centro studi di Cna sulla tassazione delle piccole e medie imprese. Nel capoluogo maremmano, infatti, si deve lavorare fino al 25 agosto prima di poter destinare i ricavi ai consumi familiari.
“Il dato sul primo giorno libero dalle tasse – commenta Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – è in linea con quello del 2018, anche se il peso del fisco è sceso di quasi tre punti percentuali passando dal 68,2% del 2018 al 65,3% di questo anno. A testimonianza che, purtroppo, nonostante le nostre continue denunce la pressione fiscale incide ancora molto sul lavoro di artigiani e piccole e medie imprese”.
Su 141 Comuni considerati nella ricerca Grosseto è al 134simo posto in graduatoria ed è quindi uno dei luoghi dove il fisco pesa di più sulle aziende. Nella classifica nazionale tra il comune più “virtuoso”, Bolzano, e quello di Reggio Calabria, posto al fanalino di coda, si registra una differenza di 17 punti percentuali. Grosseto, tra i capoluoghi toscani, si trova oggi al penultimo posto, seguita solo da Firenze, che registra un total tax rate del 66,5% e un tax free day individuato nella data del 30 agosto.
Per redigere la ricerca l’Osservatorio di Cna mette a confronto tasse e tributi su un’impresa tipo: dall’Imu alla Tari, passando per Irap, Irpef, contributi previdenziali Ivs, addizionali comunali e regionali, misurando così il “peso” del fisco.
L’impresa tipo presa in esame per effettuare la proiezione è quella con un laboratorio artigiano di 350 metri quadri e un negozio di 175, che ha ricavi per 431mila euro all’anno, che impiega 4 operai e un amministrativo e ha un utile di 50mila euro annuali. “Ebbene questa impresa, dopo aver pagato tasse e tributi si troverebbe a disporre di 17.371 euro”.
Se si analizzano i dati nel dettaglio, per le imprese grossetane si è registrato un calo nelle spese per l’erario e per i contributi previdenziali (si è passati dal 41,8% del 2018 al 39% dell’anno in corso), mentre è stabile l’incidenza dei tributi comunali – accetto che per la Tari, che è oggi stabile, ma diminuita progressivamente dal 2016 – che si attestata al 20%. Di contro, è aumentato nell’ultimo anno il reddito disponibile che è passato dal 31,8% del 2018 al 34,7% attuale.
“Come ripetiamo da tempo – conclude Bramerini – se vogliamo essere competitivi sul mercato globale dobbiamo ridurre l’incidenza del costo del lavoro per le imprese e per i lavoratori e ridurre la pressione fiscale. Ad esempio, come dimostrano le proiezioni dell’Osservatorio nazionale, se l’Imu fosse deducibile al 100%, l’azienda presa a modello avrebbe, a Grosseto, un reddito disponibile di 19mila 802 euro: una misura, quindi, che migliorerebbe la situazione di chi decide di intraprendere un’attività economica”.
LA CLASSIFICA DELLE CITTA’ TOSCANE
La più “conveniente” per le imprese è Arezzo, con un total tax rate del 55,4% e un tax free day stimato per il 20 luglio, seguita da Carrara (57,3%, 27 luglio), Massa (57,4%, 28 luglio) Prato (58%, 30 luglio), Lucca (58,4%, 31 luglio), Siena (59,4%, 4 agosto), Pisa (59,8%, 5 agosto). Il fisco pesa di oltre il 60% sulle imprese a Piombino e Livorno (60,3% e 7 agosto), Grosseto (65,3%, 25 agosto) e Firenze (66,5%, 30 agosto).