GROSSETO – Dopo Enrico Rabazzi, direttore di Cia Grosseto, anche Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, scende in campo in difesa del mondo agricolo, accendendo nuovamente i riflettori sul distretto agroalimentare che, a suo giudizio, rappresenterebbe per l’intero territorio una importante occasione di rilancio oltre che una presa di posizione importante in difesa dell’ambiente. I dati parlano chiaro: nell’ultimo periodo, la cerealicoltura grossetana ha dovuto fare i conti con un’inflessione di oltre il 30% della superficie coltivata a grano duro. Tale situazione è stata causa dell’abbandono di migliaia di ettari di terreno, non essendoci al momento colture altrettanto remunerative per i produttori. Tra l’altro, è utile precisare che si tratta di un dato in costante aggiornamento e che le proiezioni per il prossimo periodo non sono affatto confortanti. L’intero settore è a rischio come lo sono le cooperative agricole a causa della carenza di semina e dei prezzi decisamente troppo irrisori. E ad essere in pericolo è l’intero territorio: i terreni abbandonati rappresentano un potenziale rischio idrogeologico che non deve essere affatto sottovalutato. Per non parlare poi della sicurezza alimentare che viene messa a repentaglio a causa della difficoltà degli imprenditori locali di continuare a lavorare a favore di importazioni dall’estero. Al momento, il grano duro viene pagato circa 20 euro a quintale. Un lieve recupero rispetto ai 15/16 euro del 2018 ma un dato molto al di sotto dei 35 euro che rappresentano la giusta remunerazione, considerando che per coltivare un ettaro di terreno servono circa 900 euro.
“La situazione è molto preoccupante – ha dichiarato Gentili – ma oltre a preoccuparci, deve vederci tutti in prima linea per individuare strategie attraverso cui sostenere l’agricoltura e garantire lo sviluppo dei nostri territori. L’auspicio di Legambiente è che da parte del nuovo Governo ci sia una sempre più mirata attenzione al settore dell’agricoltura e che si dia seguito a misure di natura strutturale attraverso le quali sostenere le attività e rilanciare l’intero settore. La fase di rilancio dell’agricoltura in Maremma – ha continuato Gentili – deve però passare anche dalla strutturazione organica del Distretto agroalimentare in chiave sostenibile. Come abbiamo più volte ripetuto, credere nel distretto significa credere nel futuro dell’agricoltura locale e farlo attraverso una forte attenzione all’ambiente, privilegiando agricoltura biologica e riduzione dell’utilizzo di molecole di sintesi. Questo ci permetterebbe di essere più competitivi nei mercati, favorendo prodotti con forte identità territoriale e, al tempo stesso, sani e genuini. Per tale ragione, non è più il tempo di rimandare a domani ciò che possiamo e dobbiamo fare oggi”.
“Puntando con forza e determinazione sul distretto agroalimentare sostenibile non solo si avrà la certezza di operare una scelta competitiva e lungimirante, ma si avrà anche la possibilità di rivitalizzare l’intero settore agricolo, evitare l’abbandono e salvaguardare l’ambiente. Certo, ancora c’è molto lavoro da fare e non sarà affatto una strada in discesa. Di sicuro, però, è fondamentale partire dal presupposto che la crisi in cui sta versando l’agricoltura maremmana possa e debba essere considerata un’opportunità. Ragionando in questa ottica – ha concluso Gentili -, si avrà finalmente la possibilità di individuare quell’unità di intenti necessaria a dare gambe e fiato al distretto agroalimentare di cui il nostro territorio ha più che mai bisogno.”