GROSSETO – Stamani tra le 9 e le 10 sono arrivati alla spicciolata, carichi di bagagli e un po’ emozionati, per prendere possesso della loro nuova casa, in via Piemonte a Grosseto. È il primo nucleo di quattro persone – Mimmo, Rosa, François e Patrizia – che fa parte del progetto “Per un ‘Dopo di noi’ sostenibile e replicabile”, cofinanziato dalla Regione Toscana con i fondi della legge 112/2016 sul “Dopo di noi” e dalla Fondazione Il Sole. Coeso-Sds è il promotore del progetto generale, che ha articolazioni sull’Amiata e nelle Colline Metallifere, mentre Il Sole e Uscita di sicurezza sono i soggetti attuatori per la zona socio sanitaria grossetana.
«Il progetto – spiega la responsabile Monica Calabrese – prevede l’attivazione a Grosseto di due appartamenti. Questo è il primo a partire e ospiterà in pianta stabile 4 persone che lasceranno il nucleo familiare originario, perché non hanno più i genitori o non hanno più le condizioni per vivere in famiglia. Entro l’autunno partirà anche quello destinato al percorso di adattamento alla vita in autonomia, che coinvolgerà una ventina di persone individuate dal Coeso attraverso una valutazione professionale, che ruoteranno per periodi via via più lunghi. In modo da mettersi alla prova».
«Siamo felici che il progetto decolli anche a Grosseto – sottolinea il direttore della Sds, Fabrizio Boldrini – perché qui testeremo sul campo l’efficacia del modulo abitativo previsto dalla legge 112/2016, dopo una valutazione professionale effettuata dal Servizio sociale delle persone che lo sperimenteranno. Che costituisce una modalità complementare agli attuali strumenti per il ‘Dopo di noi’. La Fondazione Il Sole ha una solida esperienza in questo campo e sa coinvolgere le famiglie responsabilizzandole. Fra tre anni tireremo una riga e valuteremo i risultati».
L’appartamento è stato denominato “Casa Piero”, per riconoscere l’impegno di un volontario storico dell’Aggbph e della Fondazione Il Sole, Piero Vannuccini, nonno di una ragazza con disabilità – Elisa Vannuccini – prematuramente scomparsa.
«In questo caso – sottolinea il coordinatore Roberto Marcucci – abbiamo deciso di cambiare rispetto a quel che avviene di solito, con la dedica a persone scomparse. Decidendo di denominare l’appartamento “Casa Piero” perché volevamo dare un premio simbolico ad una persona speciale, che continua da anni a mettersi a disposizione. Anche se teoricamente avrebbe potuto legittimamente ritirarsi. Piero è un po’ il nonno della Fondazione a cui tutti vogliono bene».
Le quattro persone che si sono trasferite in via Piemonte non avranno solo un “nuovo tetto” sulla testa, ma oltre a vivere in autonomia continueranno a frequentare le attività di socializzazione della Fondazione. Nell’appartamento saranno seguiti 24 ore su 24, 7 giorni su 7 da un operatore (su tre turni), che li coadiuverà nelle incombenze quotidiane.
«Finalmente si parte – dice il presidente, Massimiliano Frascino –. Per la Fondazione è una scommessa determinante, perché se il modello funzionerà riusciremo nell’impresa “impossibile” di garantire un’ottima qualità della vita a costi ragionevoli, comunque auspicabilmente più bassi rispetto a quel che avviene per una fetta di strutture che oggi rispondono alla stessa finalità. Non sarà semplice, ma noi ci abbiamo creduto fino al punto di impegnarci per 62mila euro all’anno. Chi la dura la vince. Un grazie particolare agli operatori Monica, Annarosa, Sonia e Mamady».