GROSSETO – A sei mesi dall’inizio di quest’anno, Confartigianato Imprese Grosseto fa un primo sommario bilancio del semestre: “209 giorni complessivamente attanagliati da una crisi che sembra non arrestarsi e anche se piccoli spiragli sono attesi dalla bella stagione e dunque dal turismo, tutti gli altri settori economici del nostro territorio mostrano ancora molto affanno e la ripresa sembra, ancora una volta, rimandata”.
L’associazione grossetana degli imprenditori artigiani fa un mid-year performance review e, coadiuvata anche dai dati forniti del Centro Studi Nazionale, analizza prospettive e criticità del “sistema-impresa” locale.
“Purtroppo dobbiamo registrare che anche questi primi sei mesi non hanno dato le risposte auspicate – sostiene il segretario generale Mauro Ciani -. Sono tante le cause che arrestano la ripresa dell’economia locale e che possono essere individuate nella cronica arretratezza della nostra provincia, in una visione poco globalizzata dell’imprenditore locale e nell’ancor poca propensione all’innovazione. Inoltre la lenta crescita nazionale, le evidenti difficoltà dell’Ue, la concorrenza sleale e, non ultimo, le normative sempre più complesse e stringenti, sono tutti fattori che pesano come macigni da noi. Un quadro indiscutibilmente complesso e non sempre risolvibile a livello locale, tuttavia esistono margini che se applicati consentirebbero migliori performance per le piccole e medie attività. Tra i molti e diversificati fattori che indeboliscono la competitività imprenditoriale, uno è infatti comune, anzi ancora più incisivo in Maremma, ad ogni attività: la burocrazia, un “tassa” che negli anni si è trasformata in un vero assillo per ogni impresa. Come Confartigianato Imprese riteniamo dunque prioritaria la necessità di ridurre questo ulteriore onere al quale ogni azienda oggi deve sottostare. Auspichiamo una diminuzione e razionalizzazione degli adempimenti oltre ad una semplificazione delle norme del mondo del lavoro”.
“E’ sotto gli occhi di tutti – continua Ciani -, così come è stato evidenziato anche dall’analisi del Centro Studi di Confartigianato, che il nostro è il Paese delle complicazioni: dei lacci e dei lacciuoli, degli infiniti permessi e relative autorizzazioni. A tutto questo si deve aggiungere la presenza di norme farraginose, anacronistiche e poco chiare, a volte addirittura in antitesi l’una con l’altra. Sempre secondo i dati forniti da questo studio, e che possono essere addirittura ampliati se riferiti alla provincia di Grosseto, per adempiere ai pagamenti e alle scadenze ogni imprenditore deve perdere 269 ore all’anno contro una media europea di 173. Inoltre emerge chiaramente che a poco sembra servire la digitalizzazione dei processi, perché questo sistema non sempre ha saputo avvicinare l’impresa alla pubblica amministrazione, lo dimostra il fatto che anche da noi è ancora bassa la propensione all’utilizzo degli strumenti del Web per questioni economiche. Nel 2018, per fare un esempio, tra le persone occupate di età compresa tra i 16 e 64 anni solo il 20% ha utilizzato internet per rapportarsi con la pubblica amministrazione. Dati che fanno riflettere e che esprimono sicuramente la diffidenza del piccolo artigiano, ma che sono anche conseguenza del basso livello di investimenti pubblici sulle nuove tecnologia soprattutto in territori come la Maremma dove l’accesso alla banda larga non è cosa scontata. Lo studio evidenzia che, pur essendo la posta elettronica obbligatoria per determinate categorie di lavoratori, negli ultimi due anni oltre due milioni di pec non sono andate a buon fine”.
“Una vera giungla che si ripercuote sulle nostre imprese rendendole meno competitive e poco propense a nuovi investimenti a causa della complessità in cui deve operare il titolare. La burocrazia ruba infatti tempo prezioso soprattutto all’imprenditore-artigiano trasformandosi in un ulteriore aggravio economico. E che la burocrazia è nemica e non amica, che aumenta il divario tra pubblico e privato, che la semplificazione è una speranza e non una realtà, lo dimostra il fatto che oggi il 55.3% degli italiani preferisce rivolgersi ad un professionista a pagamento, anche per semplici adempimenti, piuttosto che accedere ai servizi digitali. Le imprese tutte, ma ancora di più quelle piccole e piccolissime che caratterizzano il nostro tessuto artigianale locale – aggiunge il segretario – hanno bisogno di chiarezza, trasparenza e di un servizio pubblico efficiente ed economicamente vantaggioso; chiedono competenza amministrativa e risposte celeri e vogliono certezza in merito alle procedure. Solo in questo modo possiamo dare ossigeno alle nostre imprese, togliendo l’onere di barcamenarsi tra uffici e scartoffie o connessioni internet a singhiozzo”.
“Si tratta anche di una forma di rispetto per chi lavora e per il futuro del nostro territorio – conclude Mauro Ciani – un modo per non intralciare chi, malgrado le avversità e la negativa congiuntura internazionale, non smette di credere nel valore dell’artigianato. Un settore che oggi, ancora più che nel passato, è sinonimo di sostenibilità perché contribuisce allo sviluppo e alle strategie locali con un modello urbano a misura di uomo, agendo a favore di un processo imprenditoriale creativo e in equilibrio con il territorio di appartenenza”.