GROSSETO – Quella di Federpesca in merito all’utilizzo di attrezzature, un tempo proibite e oggi tornate legali, che danneggerebbero il fondale e l’ecosistema marino è una denuncia che non può affatto passare inosservata. Stando a quanto si apprende dalla lettera inviata dal Sindacato al Governo, il decreto ministeriale del 2012, applicando il regolamento europeo dell’anno precedente relativo all’adeguamento alle disposizioni comunitarie in materia di licenza di pesca, ha abrogato un precedente decreto che vietava l’utilizzo di queste particolari strumentazioni. Ciò vuol dire che siamo di fronte ad una situazione quantomeno da chiarire che sta mettendo a rischio i fondali del Tirreno e dunque anche della costa maremmana.
Proprio nel Tirreno, infatti, questa normativa consente la pesca cosiddetta “a strascico a bocca fissa” a chi ha acquistato le imbarcazioni che al momento, ad esempio, operano in Adriatico e che sono legittimate all’utilizzo di questa tecnica oltre che delle relative attrezzature. Da ciò, deriva l’arrivo in massa dall’Adriatico al Tirreno per effettuare questo tipo di pesca prima vietata perché considerata pericolosa, con tutte le gravi conseguenze del caso ed un forte impatto non selettivo rispetto alla tutela della biodiversità dei fondali marini. In tale ambito, Legambiente non può che accendere i riflettori sul fatto che la salvaguardia dei fondali e dell’ecosistema marino deve essere considerata come l’unica vera priorità e che, allo stesso tempo, devono essere tutelate le attività economiche che gravitano attorno al sistema della pesca al fine di garantire uno sviluppo davvero sostenibile sotto ogni punto di vista.
“Alla luce di quanto si apprende dalla denuncia di Federpesca – dichiara Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente -, riteniamo assolutamente necessario un chiarimento e un intervento rapido da parte degli enti preposti. Quello del mare è un ecosistema delicato e prezioso e pensare di lasciarlo in balia di vuoti normativi come quello evidenziato dal Sindacato è assolutamente impensabile e del tutto incompatibile con una gestione sostenibile dei nostri mari. La pesca a strascico a bocca fissa rappresenta un pericolo da non sottovalutare, nei confronti del quale occorre prendere posizione in maniera drastica e risolutiva. Come associazione ambientalista – ha continuato Gentili -, da sempre ci occupiamo anche dello stato di salute dei nostri mari nella piena e completa certezza che sistemi produttivi come le pesca possano e debbano convivere con la salvaguardia dell’ambiente, avendo come obbiettivo principale proprio la salvaguardia dell’ecosistema marino. Per tali ragioni, non possiamo che associarci al grido di allarme di Federpesca, augurandoci che presto giungano risposte chiare e soluzioni definitive.”