GROSSETO – Perché i produttori agricoli non guadagnano più? Secondo Confagricoltura i problemi sono i discount, dove per preparare una pasta al pomodoro per quattro persone si spendono 25 centesimi a testa.
“Semplicemente perché dietro le offerte stracciate al consumatore – spiega il direttore di Confagricoltura Grosseto, Paolo Rossi – esiste un meccanismo perverso, quello dell’asta elettronica al doppio ribasso, che finisce per schiacciare intere filiere ed ha conseguenze dirette sulle dinamiche di produzione e sui rapporti di lavoro nella campagne. Una pratica che si va diffondendo proprio tra gli hard discount, facendo leva sul grande potere d’acquisto e sulla parcellizzazione degli altri attori della filiera. Si vince solo se si propone il prezzo peggiore”.
“Pensate – continua Rossi – che sono state acquistate da una industria 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro da 700 grammi a 31,5 centesimi, quando il solo pomodoro, la bottiglia e il tappo hanno un costo effettivo di 32 centesimi”. In pratica si vende sapendo di rimetterci, perché c’è anche da considerare il costo lavoro e quello dell’energia. Ovvio che gli industriali, in questo effetto domino deflagrante per l’agricoltura, per non lavorare in perdita si rifanno sui produttori agricoli pagando pochissimo la materia prima.
“Altro che sfruttamento nei campi – attacca il direttore di Confagricoltura Grosseto – Sono gli hard discount i veri caporali. Insomma, si tratta di una pericolosa reazione a catena che porta il produttore agricolo ad ammortizzare la perdita cercando di risparmiare sul costo del lavoro, o altrimenti di non produrre più. Dobbiamo subito intervenire su tutta la filiera, perché il prezzo si è posizionato a livelli quasi insostenibili per chi produce”.
Secondo il direttore di Confagricoltura Grosseto, dietro le aste on line e le altre azioni vessatorie messe in atto dai gruppi commerciali nei confronti dei fornitori, c’è un’idea di marketing che ha trasformato il cibo in un bene a basso costo, con i supermercati impegnati in promozioni continue per accaparrarsi una clientela interessata solo a spendere meno. Idea che ha conseguenze deflagranti sui produttori, spinti a produrre in quantità sempre maggiori e a costi sempre minori, risparmiando il più possibile sul lavoro dei braccianti.
“Ma la cosa ancora più incredibile – conclude il direttore Rossi – è che le aste on line, il sottocosto e il 3×2 danneggiano anche gli stessi consumatori, perché per vendere a prezzi stracciati i costi di produzione si devono abbassare e con essi la qualità”.