MARINA DI GROSSETO – “Chi trova un nido, trova un tesoro”, questo lo slogan di Regione Toscana per la campagna di divulgazione sulla nidificazione della tartaruga marina nel territorio.
Ma chi trova un nido, o meglio una traccia, un segno sulla sabbia che potrebbe indicare l’emersione di un esemplare alla ricerca della giusta spiaggia dove deporre le sue uova, deve, per prima, cosa segnalare al 1530. Da quel momento deve essere attivata una procedura che, partendo proprio dalla Capitaneria di Porto, coinvolge un insieme di enti, associazioni e strutture che operano in rete, coordinate dall’Osservatorio Toscano della Biodiversità, in progetti di salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
Se poi la segnalazione risulta essere effettivamente l’osservazione di una nidificazione, la tutela del nido andrà avanti per un periodo almeno di 45 giorni, giorni caldi, nel pieno della stagione estiva, quando le spiagge toscane sono molto frequentate e la presenza umana può diventare un pericolo per le uova che la sabbia, con il suo calore, sta incubando.
Per tutto il tempo, gli Enti e le strutture preposte veglieranno, tutelando il sito dalle minacce di qualsiasi origine che possano compromettere la nidificazione, ma dovranno anche essere in grado di fornire spiegazioni alle persone incuriosite dalla grande attenzione rivolta a questo fenomeno, sensibilizzare i fruitori dei lidi a preservare l’ambiente costiero e marino che accoglie tali straordinari eventi naturali.
Stamani gli uomini della Delegazione Marittima di Marina di Grosseto sono stati invitati a partecipare ad un incontro formativo dal titolo “La nidificazione della Tartaruga Marina: procedure e primo intervento di messa in sicurezza, monitoraggio del nido, assistenza alla schiusa”, che si è svolto al Centro Recupero Tartarughe Marine di Grosseto. L’incontro è stato condotto dagli esperti dell’associazione tartAmare, che da anni operano sul territorio in sinergia con la Capitaneria di Porto, alla tutela di questi grandi rettili marini.
TartAmare ha in atto, già dal 2016, un programma di monitoraggio costante dei siti di ovodeposizione del litorale della Toscana centro-settentrionale, nell’ambito di un progetto scientifico “Attività di monitoraggio e tutela dei nidi di Tartarughe Marine in Toscana” autorizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Negli ultimi anni, grazie proprio all’intensificarsi di questo sforzo di monitoraggio e divulgazione che, non solo tartAmare nel suo ambito geografico, ma tutto l’Osservatorio Toscano sta portando avanti, gli eventi deposizionali si sono moltiplicati, sono stati rinvenuti, studiati e gestiti al meglio i nidi fino al momento dell’ingresso dei piccoli in mare.
“Siamo convinti che la Guardia Costiera giochi un ruolo di primaria importanza nella catena di soggetti e di azioni che portano al successo di questi programmi di conservazione – sostiene Luana Papetti, responsabile scientifico del progetto di tartAmare. – Ecco perché abbiamo proposto alla Capitaneria questo incontro finalizzato ad accrescere la consapevolezza di chi opera sul campo, in prima linea ogni giorno”.
“La nostra ambizione è che questo divenga un progetto di scienza partecipata, coinvolgendo anche cittadini ed appassionati che già oggi si recano a passeggiare sulle spiagge la mattina molto presto alla ricerca di segni del passaggio notturno delle tartarughe – prosegue Papetti -. Un progetto di citizen science che veda collaborare Forze dell’Ordine, scienziati e comuni cittadini. Anche per questi ultimi sono stati preparati corsi di formazione specifici e sono molte le persone di tutte le fasce di età che hanno aderito alla proposta. Crediamo fermamente che la scienza collaborativa consenta di trovare nuove vie di risoluzione di grandi problemi, soprattutto di quelli che affliggono oggi l’ambiente marino e stiamo lavorando in questa direzione. A breve un altro incontro sulle nidificazioni di Caretta caretta sarà dedicato agli uomini dell’Ufficio Marittimo di Castiglione della Pescaia”.