GROSSETO – «Non serve più essere nella Silicon Valley per fare attività di ricerca all’avanguardia. Si possono fare anche a Grosseto». Esordiscono così i tre ingegneri Lucio Cinà, Alessandro Ronconi e Roberto Oliviero, che hanno presentato la loro startup Cicci Research nella sede della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud.
Il team di trentenni, che vivono e lavorano a Grosseto, ha creato una tecnologia innovativa nel settore delle energie rinnovabili che viene venduta in tutto il mondo: “Arkeo” è l’unico macchinario disponibile sul mercato che esegue test avanzati su vari dispositivi su un’unica piattaforma.
Cicci Research nasce nel 2016 a Grosseto. L’avventura era iniziata all’Università di Roma “Tor Vergarta”, nel centro ricerche “Chose”, ed è proseguita con la decisione di impiegare le competenze in una propria azienda. Attualmente l’impresa ha compreso nel suo organico anche un fisico e un tecnico, nonché un neolaureato olandese che ha scelto Cicci Research per svolgere un periodo di stage e che spera di fare un dottorato di ricerca a Siena così da rimanere a Grosseto e continuare a lavorare per la startup maremmana.
«La nostra macchina Arkeo – dice Lucio Cinà, co-fondatore e amministratore delegato di Cicci Research – integra le funzionalità di tanti strumenti scientifici su un’unica piattaforma in modo modulare, espandibile e con un complesso software di elaborazione. L’elevata automazione permette di ridurre i tempi e il numero di laboratori coinvolti nella gestione di un particolare esperimento. Un esempio? Predire le cause che faranno degradare un pannello solare. E’ un sistema in continua evoluzione: dal 2018 siamo capofila del progetto regionale “Ariadne” con il Cnr di Firenze, grazie al quale stiamo sviluppando un prototipo ancora più avanzato nell’ambito del fotovoltaico di nuova generazione».
In tre anni di attività sono già dieci i macchinari consegnati, ognuno di un valore tra i quaranta e i centomila euro: tra i clienti ci sono l’Istituto italiano di tecnologia per applicazioni biomedicali, centri di ricerca su fotovoltaico in Svizzera, Grecia, Arabia Saudita e Cina. E ci sono trattative per commesse importanti a Parigi (Ile-de-France photovoltaic institute) e Creta (Hellenic mediterranean university).
«Acceleriamo la credibilità della nostra startup – dice ancora Cinà – collaborando attivamente agli esperimenti scientifici dei clienti. Un investimento che ci piacerebbe riuscire a mantenere nel tempo».
«La collaborazione con la startup Cicci Research, nata proprio dall’esperienza del Polo – interviene in videoconferenza Aldo Di Carlo, direttore del Polo solare organico della Regione Lazio (Chose) a Roma, e coordinatore del Laboratorio per l’energia solare avanzata a Mosca – ci ha permesso di utilizzare uno strumento di analisi, Arkeo, unico nel suo genere. I dati ottenuti ci hanno consentito di migliorare le prestazioni e la stabilità delle celle solari che sviluppiamo nel nostro centro. Molti dei nostri colleghi, vedendo le potenzialità di Arkeo lo hanno a loro volta acquistato».
Così l’azienda grossetana si propone anche come punto di riferimento per la ricerca a livello internazionale, tanto che proprio Cicci Research da qualche anno organizza, sempre in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata”, l’evento “Isophos: International school on hybrid and organic photovoltaics”, che quest’anno dal 2 al 6 settembre a Roccamare, Castiglione della Pescaia, con ricercatori da tutto il mondo.
«Di fronte a esperienze come quella della startup Cicci Research – commenta Giovanni Mascagni, responsabile della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud – c’è da un lato il legittimo orgoglio di sapere che la nostra terra è sede di un’assoluta eccellenza a livello internazionale in un campo all’avanguardia come le energie rinnovabili, costituita da giovani professionisti in grado di mettere in gioco competenze scientifiche e imprenditoriali, ma dall’altro c’è pure la consapevolezza di dover lavorare ancora molto per nutrire la convinzione generale di essere un territorio capace di simili exploit anche in ambito scientifico. Aziende come questa in Maremma stanno diventando sempre meno un’eccezione».