SANTA FIORA – «Balocchi stia sereno perché il processo è ancora lungo: ricorreremo in appello perché crediamo che il diritto di critica politica debba essere garantito e debba esserne tutelato l’esercizio» afferma il consigliere Riccardo Ciaffarafà.
«Se Balocchi pensa di aver fatto tacere una voce critica alla sua amministrazione e condotta di questi anni si sbaglia di grosso: il processo è ancora lungo perché aver criticato a nome dell’intero gruppo di opposizione una vittoria sul filo del rasoio, dove tante ombre hanno pregiudicato il risultato finale non è accettabile: basti pensare che un presidente di seggio era la mamma di un candidato del PD che poi ha fatto carriera diventando addirittura vicesindaco».
«La dichiarazione fatta in consiglio comunale in qualità di capo gruppo dell’unico gruppo consiliare di opposizione è una dichiarazione politica nell’ambito della dialettica democratica all’interno di in consiglio comunale – afferma Ciaffarafà -: se viene condannato un consigliere per una dichiarazione in una discussione nella seduta del consiglio comunale allora possiamo chiudere le assemblee democratiche e delegare tutto al sindaco che, senza opposizione e senza nessuna critica, possa gestire il Comune come gli pare».
«Questa battaglia, che è stata anche attenzione dei media nazionali con un volantinaggio che ha coinvolto tutta Italia, vuole rappresentare il diritto di criticare e discutere in modo libero e democratico: dunque questo caso rappresenta tante persone impegnate in politica per il solo bene del proprio territorio e non per carrierismo, a differenza di chi si lamenta come Balocchi perché a fare il sindaco di Santa Fiora guadagna pochi soldi. La querela doveva servire a farmi fuori politicamente, ma ha fatto il contrario perché né mi hanno intimorito né tanto meno mi faranno tacere in futuro: se ne facciano una ragione. Io sono ancora qua».
«Riccardo Ciaffarafa’ ha voluto affrontare il processo – dice il difensore, avvocato Alessandro Antichi – e non ha accettato di chiudere la vicenda con una semplice lettera di scuse, come proposto dai querelanti, perché convinto di aver espresso una legittima opinione politica sull’andamento della campagna elettorale del 2014, contraddistinta da eventi particolari, che hanno formato oggetto di ampia disamina nel dibattimento. Ritengo che le ragioni di tutela del libero esercizio del diritto di critica politica meritino un ulteriore vaglio in sede di impugnazione».