GROSSETO – Il WWF vede con favore l’istituzione di un unico ente gestore per il Parco della Maremma, a patto che la conservazione dei monumenti naturali che in esso risiedono siano la priorità.
Per il WWF l’ente che verrà deve essere un custode attento che gestisce gli habitat naturali con la sacralità e il rispetto che con il quale si gestiscono i luoghi sacri perché di questo si tratta, conservare l’anima, lo spirito stesso della Maremma, la sua essenza più pura. Solo la conservazione con solide basi naturalistiche è il substrato sopra il quale si possono costruire una agricoltura e un turismo di alta qualità.
Riteniamo che si debba puntare alla qualità in tutti i campi e primo fra tutti quello ambientale. Non ci sono ricette illusorie o stagionali che degradano il territorio e lasciano macerie alle generazioni future. In questa ottica non si può più pensare ad un ente che si occupa di agricoltura ed ad un altro, peraltro esautorato, che si occupa di natura e che insistono sullo stesso territorio senza dialogare. Questa situazione è un qualcosa di obsoleto e antistorico oltre che una moltiplicazione di cariche e un grande spreco di risorse pubbliche.
La Regione Toscana è responsabile di aver permesso questa dicotomia, questa situazione di “separati in casa”, e ora deve porvi rimedio con un unico ente di governo che sia in grado di preservare tecnicamente gli habitat naturali e costruire, in totale compatibilità con essi, un economia agricola e turistica di eccellenza. Riteniamo che solo questa è una soluzione moderna e che guarda al futuro e non a caso è la nuova generazione dei giovani agricoltori che guarda con favore a questa soluzione.
La conservazione della natura oggi è una disciplina estremamente tecnica e lascia basiti che né il Parco né l’Azienda “Terre di Toscana” abbiano al suo interno un ecologo, un biologo o un agronomo con competenze naturalistiche in grado di guidare le scelte operative. Per non parlare dei monitoraggi delle specie e degli habitat di interesse Comunitario di cui il territorio del parco abbonda, che in teoria dovrebbero essere monitorati per legge ma senza che ci sia alcun contributo economico per effettuarli.
A nostro parere è imperdonabile che in passato siano falliti tutti i tentativi di mettere in piedi progetti europei che avrebbero portato fondi ingenti per la conservazione della Pineta Granducale e delle specie in esse presenti, solo e soltanto per indisponibilità dell’Azienda Regionale proprietaria dei suoli. Oggi, poi, in Maremma c’è una vera emergenza che è la progressiva e inesorabile perdita di zone umide, come dimostrano i dati sulla loro estensione dell’ultimo decennio.
Perdere la Palude della Trappola, ultimo baluardo della Maremma vera e selvaggia che fu, vorrebbe dire perdere l’anima profonda di questo territorio e questo non ce lo possiamo permettere.
La Bonifica ha avuto un ruolo storico e oggi sopravvive un pensiero gretto e ottuso (portato avanti in primis dal Consorzio di Bonifica) che il territorio debba ancora essere bonificato e sterilizzato, mentre noi riteniamo invece che si debba conservare con ogni mezzo quello che resta delle nostre zone umide e anzi, ove possibile ripristinarle, in virtù delle importanti funzioni ecosistemiche che esse assolvono.
Non bisogna cedere alla tentazione di trasformare la Maremma in un giardino, perché questo non è.
In Maremma l’economia deve rispettare quegli elementi naturali che altrove sono andati perduti.
E’ stato solo e soltanto l’intuizione illuminata di istituire il Parco che ha cambiato l’intera economia di un territorio, e se oggi dai 5 o 6 agriturismi degli anni 80′ siamo passati a ben oltre 100 aziende agrituristiche, questo lo si deve solo e soltanto al Parco, questo merito deve essere riconosciuto da tutti, al netto delle critiche, anche legittime, che possano essere fatte.
Le aree protette sono sotto attacco in tutta Italia e non si capisce che solo rinforzandole e modernizzandole si possono rinforzare le economie di interi distretti, ma la preservazione degli habitat e le specie naturali in virtù dei quali essi sono stati istituiti deve rimanere il nostro obiettivo primario, altrimenti avremo fallito.
E’ necessario che le scelte gestionali siano supportate da una forte “Cultura della Natura”, senza un progetto con solide basi culturali perderemmo i valori naturali e con essi l’identità di un territorio.
Quindi pieno appoggio al “Superparco” da parte del WWF a patto che esso si fondi su solide basi di “Cultura della Natura”.