GROSSETO – “La malattia professionale è una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo ed è in grado di produrre infermità permanenti – spiegano Inac e Cia – Agricoltori italiani nel convegno di stamani -. Si tratta di malattie contratte nell’esercizio e a causa delle lavorazioni rischiose provocate dal tipo di lavoro svolto oppure dall’ambiente nocivo stesso di lavoro. La complessità della materia rende necessario l’intervento degli operatori del Patronato e dei consulenti medici e legali, in modo da assicurare un’assistenza altamente specializzata, che parte dallo screening in base ad esami strumentali alla richiesta del riconoscimento per poi passare alla verifica delle prestazioni, all’eventuale opposizione della valutazione espressa e, se necessario, all’inoltro delle istanze di aggravamento”.
“I soggetti aventi diritto a tale riconoscimento – spiega Sabrina Rossi, direttore del patronato Inac-Cia Grosseto – sono tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati, gli artigiani, i coltivatori diretti e lavoratori marittimi, con esclusione dei commercianti e degli IAP. Il testo normativo amplia dal 2008 le malattie professionali riconosciute da Inail, evidenziandone ben 85 malattie per l’industria e 24 per l’agricoltura”.
“Tra le malattie professionali tabellate in agricoltura – continua il direttore- troviamo le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico; l’ipoacusia da rumore; l’asma bronchiale; le dermatite allergica; le malattie da radiazioni solari e i tumori da contatto con sostanze chimiche o nocive. Essendo riconosciute come tabellate il lavoratore non è tenuto a dimostrare l’origine professionale della malattia; una volta provata l’esposizione al rischio lavorativo che causa la patologia, può presentare domanda all’Inail del riconoscimento della malattia professionale ed ottenerne il riconoscimento. Possono essere richieste anche malattie fuori dalle tabelle ma è il lavoratore che deve dimostrarne la correlazione con il lavoro svolto. Già dal 2009, con il progetto denominato Secur Labor, fu inviata una informativa a oltre 3.000 soggetti titolari e coltivatori diretti per renderli consapevoli del loro diritto a poter ottenere dall’Inail il riconoscimento del danno subito dal lavoro svolto. Con quel progetto si denunciò in due anni 200 malattie professionali all’Inail, ottenendone il riconoscimento per ben 98 richieste per un indennizzo totale di 446.000 euro”.
“Il ruolo del patronato Inac – prosegue Rossi – è di far emergere le malattie professionali contratte durante lo svolgimento del lavoro e costantemente con la consulenza medico legale che forniamo, verifichiamo il diritto a richiedere la malattia nei confronti dell’Inail – continua il Direttore Inac -. Dal 2017 abbiamo collaborato con Asl per il progetto di ricerca attiva delle malattie professionali in agricoltura, denunciando all’Inail ben 144 probabili patologie ed ottenendo il riconoscimento positivo ad oggi di 77 malattie e 35 sono ancora in fase di definizione, con un indennizzo totale pagato agli assicurati di 194.000 euro più tre rendite permanenti mensili. Le patologie maggiormente emerse, oltre all’ernia discale e tendinite solitamente associate al settore agricoltura, sono state quelle dermatologiche (26 mp) per danno da radiazioni solari quali cheratosi attiniche, epiteliomi e anche forme tumorali quali basaliomi e carcinomi. Tale dato ha rafforzato la consapevolezza dei coltivatori diretti dei danni causati dall’esposizione al sole e della necessità di prevenire con adeguati mezzi protettivi l’insorgere di tali patologie, che spesso possono degenerare in forme aggressive di natura tumorale”.
“Ringraziamo la ASL – conclude Sabrina Rossi – che con questo progetto ha permesso ai coltivatori diretti, sprovvisti di sorveglianza sanitaria in quanto lavoratori autonomi, di ottenere uno screening gratuito della loro salute ed effettuarne gli esami correlati , facendo emergere malattie indennizzabili dall’Inail ma in taluni casi anche prevenendo importanti malattie”.
“La giornata di oggi è un importante traguardo – interviene il direttore Cia Grosseto Enrico Rabazzi – perché sottolinea il proficuo lavoro politico sindacale svolto della Confederazione e la professionalità del nostro Patronato. Grazie alla collaborazione con l’Asl e l’ Inail abbiamo presentato importanti traguardi anche se la strada è ancora lunga. L’impegno del nostro Patronato ha fatto emergere un problema importante ma sempre sottostimato. Oggi siamo in grado di garantire maggiore tutela e diritti a tutti coloro che lavorano in agricoltura e anche agli imprenditori del settore per quanto riguarda le malattie da lavoro”.
“Non solo – conclude Rabazzi – il convegno di oggi ha portato alla luce importanti temi relativi agli stili di vita e di prevenzione e non ultimo ha illustrato le opportunità a disposizione degli imprenditori al fine di intervenire laddove si necessitano interventi per garantire maggiore sicurezza”.