A Castiglione della Pescaia il Comune ha acquistato un software che monitora i primi cinquanta portali che offrono affitti brevi per le vacanze. L’obiettivo è quello di incrociare i dati con l’anagrafe comunale per contrastare l’evasione della tassa di soggiorno. Ma anche avere un’idea più precisa di quante persone sono presenti sul proprio territorio nel periodo delle vacanze. Per meglio gestire i flussi e programmare i servizi.
La cosa sta cominciando a produrre effetti concreti, in concomitanza con l’obbligo sancito dalla nuova legge regionale di iscriversi all’apposito portale per comunicare contratti d’affitto e presenze all’interno di case e appartamenti. Ad oggi sono 650 le comunicazioni effettuate da chi gestisce le locazioni, corrispondenti a 1.400 camere e 3.200 posti letto.
A quel che si sa Castiglione è l’unico Comune che fino ad oggi ha preso di petto il problema degli affitti estivi nelle seconde case, ma la strada per far emergere fino in fondo le locazioni in nero, e la relativa evasione fiscale, è ancora lunga.
Secondo un monitoraggio effettuato dalla società Simurg Ricerche di Livorno, ad esempio, solo a Castiglione della Pescaia gli appartamenti offerti in affitto con la formula dell’home sharing attraverso i due principali portali specializzati AirBnb e HomeAway lo scorso anno sono stati 1.088. Una massa critica cui corrispondono 5.440 posti letto, per 595.680 teorici pernottamenti. Calcolando il prezzo medio di 98 euro a notte, un fatturato stimabile approssimativamente in 11,5 milioni di Euro. Attenzione però, a Castiglione della Pescaia secondo i calcoli di Simurg gli alloggi totali sono quasi 9.300, 3.393 dei quali abitati da residenti o inutilizzati. Con circa 5.583 alloggi “vuoti”. Considerato che la stima di quelli affittati attraverso i portali internet di home sharing sono circa il 32% del totale, è evidente che anche al netto di quelli locati dalle agenzie, la quota degli affitti fantasma rimane rilevante. Un problema che accomuna tutta la costa maremmana, al pari di quella della Toscana.
«Quella che abbiamo effettuato – spiega a #tiromancino Moreno Toigo, uno dei soci fondatori della società livornese – è una prima valutazione di massima del fenomeno dell’home sharing in provincia di Grosseto, incrociando una serie di statistiche e dati che già avevamo a disposizione. Ne emerge un quadro sinceramente impressionante che volgiamo approfondire e indagare in modo più analitico, con un approccio anche di tipo qualitativo».
Dall’indagine di Simurg, infatti, è evidente che oramai il boom degli affitti brevi veicolati dai portali come AirBnb e HomeAway non riguarda più come si pensava prevalentemente le città d’arte – Firenze, Siena, Pisa, Lucca o Arezzo – oppure i centri storici di pregio di paesi come San Gimignano, Cortona, Volterra, Montalcino, Pitigliano et similia, ma è oramai diventato un fenomeno endemico ovunque sulla costa. E non solo in località Vip come Castiglione della Pescaia o Viareggio, per dire. Un’avanzata prepotente che sta mettendo in crisi il modello tradizionale basato sull’ospitalità alberghiera, soprattutto quella delle strutture da una a tre stelle. Mentre i quattro e cinque stelle, comprensibilmente, non risentono di questo tipo di concorrenza. La stessa Federalberghi ha ben chiaro i rischi che corre il comparto della ricettività turistica tradizionale, e se finora aveva protestato prevalentemente per l’esplosione del fenomeno nelle città d’arte grandi e piccole, ora chiede tutela anche per le località costiere. Troppa la sproporzione di costi e standard ricettivi tra i due modelli di business dell’accoglienza.
Tornando ai numeri di Simurg. Secondo i loro calcoli in provincia di Grosseto lo scorso anno gli appartamenti messi online per essere affittati in home sharing dai due leader del web (AirBnb e HomeAway) – che da soli superano il 90% del totale, con un 20% degli affitti proposti su entrambi i portali, sono stati 7.822. Con una “capacità di fuoco” di 39.110 posti letto che hanno potenzialmente totalizzato 3.866.000 presenze, per un fatturato presunto di 84 milioni di Euro. Se teniamo conto che nel 2018 il sistema ricettivo ufficiale composto da alberghi, Rta, case vacanze, residence, campeggi e dimore storiche, ha registrato 5.819.500 presenze, risulta inoppugnabile lo stravolgimento in atto nel mondo dell’accoglienza turistica. Ben oltre la vecchia modalità degli affitti in nero veicolati col passaparola.
D’altra parte, AirBnb è oramai diventato a tutti gli effetti una Ota (online booking agency) che fa concorrenza diretta a giganti come Booking.com o Expedia. E nelle sue maglie si è sviluppata una serie di start up professionali che come Keesy si occupano della consegna e nel ritiro delle chiavi agli affittuari, o della pulizia/sanificazione degli appartamenti tra un affittuario e l’altro. Spesso infatti dietro al paravento dell’home sharing non c’è affatto la logica del 2peer to peer”, ma l’approccio industriale di grandi gruppi immobiliari che gestiscono centinaia o migliaia di appartamenti.