CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – In questi giorni la “Castiglione 2014”, azienda speciale del Comune di Castiglione della Pescaia che si occupa di cimiteri, darsena, museo, parcheggi e accoglienza turistica, «ha deciso unilateralmente di procedere al recupero di somme erogate in eccesso ai propri dipendenti per un proprio errore. Facendolo la scelta di procedere al recupero coatto di somme ingenti, in barba ad un tavolo aperto all’Ispettorato del lavoro di Grosseto a garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori».
«Ormai da diversi mesi – spiega Massimiliano Gatti, della segreteria della Filcams-Cgil – era stato istituito un tavolo di confronto presso l’Ispettorato del lavoro di Grosseto. In quella sede era stato definito un percorso condiviso che doveva scongiurare qualsiasi azione legale. La richiesta era partita dalla Filcams, una volta verificato da alcune buste paga che l’azienda non aveva versato le maggiorazioni dovute ai dipendenti. L’azienda, dal canto suo, aveva preso questa decisione dopo aver riscontrato un proprio errore nell’erogazione degli scatti di anzianità a favore di alcuni dipendenti».
«Oltre a questo, come Filcams avevamo anche verificato che l’azienda, sempre autonomamente, stava applicando regole non esistenti nel contratto collettivo nazionale, come nel caso della reperibilità notturna. Regole che sarebbero dovute passare da una contrattazione sindacale mai avvenuta. In quel tavolo era stato convenuto che l’azienda inviasse un resoconto dettagliato rispetto alle some da dare e avere, e che solo dopo i dovuti riscontri si sarebbe proceduto al recupero o all’erogazione, nelle modalità ancora da concordare».
«A maggio, invece, con la busta paga di aprile i dipendenti si sono visti recapitare una lettera che comunicava la scelta del Cda aziendale (delibera n° 10 del 6 maggio u.s) di procedere a partire da aprile al recupero “in un’unica soluzione delle maggiorazioni per prestazioni effettuate nella sesta giornata ed al recupero delle somme percepite per errata imputazione dello scatto di anzianità, senza l’applicazione di interessi sia attivi che passivi… Il recupero – proseguiva la lettera – sarà pari ad uno scatto mensile fino al raggiungimento delle somme erroneamente percepite».
«A parte l’interpretazione di norme contrattuali che può essere divergente tra sindacato e datore di lavoro, come organizzazione sindacale consideriamo scorretto che l’azienda decida unilateralmente il recupero delle somme, mentre è ancora in corso un tavolo in una sede protetta come l’Ispettorato del lavoro. Inoltre, non possiamo accettare che ai lavoratori venga chiesto di restituire le somme al lordo delle tasse già versate in busta paga, cosa che per un errore aziendale comporterebbe al lavoratore un maggiore onere. Le somme versate in eccesso, oltretutto, hanno generato assegni familiari più bassi. E un incremento tariffario non più recuperabile di alcuni servizi legati alla compilazione del modello Isee».
«Sarebbe stato assai più logico, e su questo la giurisprudenza si è più volte pronunciata, restituire le somme percepite indebitamente al netto. Per di più, evitando di fornirci i dati in maniera analitica e dettagliata, ci viene tolta la possibilità di difendere a pieno i lavoratori e le lavoratrici interessate. Per tutti questi motivi – conclude Gatti – la Filcams si riserva di valutare ogni iniziativa prevista dal contratto, e sta valutando con i propri legali se ci sono gli estremi per la violazione dell’articolo 28 dello statuto dei lavoratori».