GROSSETO – Si racconta che dopo pochi giorni nello spogliatoio del Grifone, Maurizio Sarri sia andato da Piero Camilli dicendogli: “Presidente, qui c’è qualcosa che non torna. A fine stagione li mandi via tutti”.
Era la stagione 2009-2010, quel Grosseto era il Grosseto di Pinilla. Primavera 2010. Nove anni fa, un’era galattica fa per la Maremma del pallone che ora applaude quel timoniere non esattamente “politicamente corretto”, capace di portare il Chelsea alla conquista dell’Europa League, divorandosi i cugini dell’Arsenal.
“Lo dedico ai tifosi del Napoli”: singolari le prime parole dell’allenatore dopo il trionfo, che proprio gli azzurri ha portato a un passo dallo scudetto e con l’amarezza di aver concluso la sua avventura al San Paolo senza trofei di prestigio. Obiettivo raggiunto invece a Stanford Bridge, al primo tentativo. Non è detto che ce ne sarà un altro, almeno non a Londra, dove non proprio tutti hanno apprezzato la stagione dell’ex bancario, al quale vengono imputati un cammino non esaltante in campionato e qualche scelta di mercato, come l’acquisto del pupillo Higuain. O si ama o si odia, Maurizio Sarri, lo sanno bene Napoli e De Laurentis: eppure “mister 33 schemi”, soprannome che si porta dietro dai tempi in cui allenava tra i dilettanti, continua a piacere molto.
Perfino alla Juventus, che sarebbe pronto a metterlo in panchina al posto di Massimiliano Allegri. Sarebbe un gustoso scherzo del destino per i tifosi del Grifone, in un’ideale staffetta tra l’uomo cacciato due volte dal Comandante, poi capace di vincere sei scudetti, e quello che il Comandante non confermò in panchina. In un massimo campionato che dopo lungo tempo potrebbe rimanere privo di un altro ex biancorosso, quello Stefano Pioli esonerato dalla Fiorentina. Da capire invece il destino di Aurelio Andreazzoli, pure lui in panchina con il Grifone (ai tempi della Serie D) e che dopo aver fatto il pieno di applausi per il gioco espresso ha – per adesso – abbandonato il palcoscenico principe del calcio italiano.