GROSSETO – “Non rimasero che nude ceppaie vitrei vagiti, echi di fuliggine e patine di brina. Con impeto sinistro e gelido si insinuò Moira” inizia con questi versi la poesia dal titolo “Ascoltando “Le nozze di Figaro” K 492 – finale atto II” terza classificata alla “X” edizione del premio nazionale di poesia “Diana Nemorensis” che ha visto il suo atto conclusivo nella sala Minerva del palazzo Ruspoli di Nemi in provincia di Roma.
Autore di questi versi, salernitano di nascita, ma grossetano di adozione dove vive e lavora da tanti anni, Luigi di Carluccio. Con “Ascoltando le Nozze di Figaro” l’autore ha voluto dare una versione metaforica della celebre aria mozartiana, esempio di satira sociale e ha dato la sua interpretazione del finale del II atto delle Nozze di Figaro, opera di Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte, tratto dalla commedia di Beumarchais intitolata “La giornata folle”. In questo finale, uno dei più convulsi e frenetici della storia della musica, ricco di colpi di scena ed intrighi, individua nella contessa d’Almaviva la vittima della prepotenza del marito, il conte d’Almaviva, il quale, invaghito della cameriera Susanna, tenta, abusando del suo potere, di proibire le nozze di costei con Figaro.
Nella poesia, in pratica, Di Carluccio, immagina che la contessa d’Almaviva sia seviziata, torturata ed uccisa dal conte. L’autore ha ripreso un tema purtroppo attuale dei nostri giorni, la cronaca di un femminicidio e l’ha trasformato in poesia. Questa la motivazione del premio assegnato dalla giuria di Nemi. “ L’andamento musicale innesca una sorta di risposta poetica, un gioco dialettale dove l’autore introduce uno smarcamento, una nuova istanza che dirotta la base lirica verso nuove ricche significazioni, come si legge nel componimento poetico “ Recise stoppe ramate, increspò l’odore acre profluente da legna accatastate, quasi del tutto inumidite. Così giacesti, muta, in mezzo al giro vorticoso della giostra, teneramente assisa tra i vagoni, volteggianti ti ritrovai assente, vestita di vento e di latta, in preda a bagordi di Erinni, prigioniera d’un bislacco aguzzino”. Ovvero il registro alto, aulico innesca una trasfigurazione simbolica dove le spie lessicali “ Echi di fuliggine, giro vorticoso, della giostra, vagoni volteggianti, bislacco aguzzino” creano nuove implicazioni. La situazione emotivo-esistenziale prefigura il destino epocale dell’”Età dell’ansia” tutta moderna”
Luigi Di Carluccio nasce a Salerno il 31 maggio del 1975;consegue la maturità classica presso il liceo “F. De Sanctis” di Salerno e, quindi, la laurea magistrale in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Salerno. Lavora come funzionario amministrativo nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dal 2005; presta servizio presso il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Grosseto dal 2008.
Ha scritto i seguenti sillogi:
– Pensieri inversi (2009) – (ediz. Il Filo);
– Chiaroscuro (2010) – (ediz. Il mio libro)
– Circostanze (2010- 2015) (inedita)
– Metamorfosi (2016 – 2017) (inedita)
Per la sua attività poetica ha ricevuto i seguenti premi, riconoscimenti e segnalazioni:
-Primo posto al concorso nazionale di narrativa e poesia “Franco Bargagna” (XXVIII edizione – 2010) con la silloge “Pensieri inversi”)
-Secondo posto al concorso nazionale di poesia “Verseggiando” (II edizione -2011);
-Terzo posto al concorso premio letterario nazionale “Andrea Torresano” (IV edizione – 2018)con la silloge “Metamorfosi”;
-Finalista al concorso nazionale di poesia accademia il Fauno (XXXIII edizione 2010) con la lirica “Notturno”;
-Finalista al premio nazionale “Filippo de Pisis” (edizione 2010) con la lirica “Ab aeterno”
-le liriche “Un solo stipite è rimasto” e “Tra fila di asfodeli” sono state, infine, segnalate al concorso nazionale di poesia Don Cinotti (II edizione 2018)
E’, infine, cofondatore del gruppo musicale “Max Ribbenz” (voce, flauto dolce, autore ), con il quale ha realizzato i seguenti album:
– Scire est poti (1996);
– Precaria stabilità (1999);
– Max Ribbenz (2003);
– Festa,farina,forca (2011),
– Di un Dio minore (in itinere)