GROSSETO – «Da qualunque angolatura lo si osservi – sottolinea Claudio Renzetti, segretario generale della Cgil -, il 97° posto nella graduatoria relativa allo studio del Sole24Ore sulla “qualità della salute” non è per niente un bel risultato per Grosseto e la sua provincia. Vorremmo evitare allarmismi e analisi superficiali, che purtroppo vanno per la maggiore. L’approccio a questo tema, infatti, ad avviso della Cgil non può essere di natura diciamo così clinica. Perché, ad esempio, ci pare che i minatori sopravvissuti alla miniera – con patologie come silicosi o bronchiti croniche – non siano neutri rispetto quanto a incidenza delle patologie respiratorie rispetto alla media nazionale. Così come il livello dei posti letto va inquadrato nel modello di riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera, che ha accorciato il periodo di degenza. Mentre è evidente l’attrazione degli ospedali universitari (come Siena e Pisa) per la concentrazione delle alte specializzazioni. Insomma su queste considerazioni ci riserviamo eventualmente di entrare più nel merito».
«Quello che oggi ci preme sottolineare – continua Renzetti – è che, come tutta la letteratura scientifica sottolinea da molto tempo, il peggioramento dei parametri di salute di una popolazione data, è sempre da mettere in relazione al contesto socioeconomico di riferimento. In questo senso non ci sembra un caso che nel complesso quasi tutta la zona della costa toscana abbia, secondo l’analisi del Sole24Ore, performance peggiori della Toscana centrale. Ovverosia: gli indicatori di salute meno buoni coincidono, guarda caso, con le aree di sofferenza economica più marcata. Grosseto in primo luogo, ma anche Livorno e Massa Carrara. Difficile spiegare altrimenti perché aree della regione a più alta antropizzazione, concentrazione di attività inquinanti e densità di traffico, abbiano indici più positivi su mortalità per alcune patologie gravi e aspettativa di vita».
«L’amara verità – commenta ancora il segretario – è che là dove il lavoro scarseggia è mediamente di non eccelsa qualità e con retribuzioni livellate verso il basso, le persone dedicano una minore attenzione ai propri problemi di salute. Non prendono in considerazione gli screening preventivi, hanno peggiori abitudini alimentari, e quindi si curano meno. Sia nelle strutture pubbliche, che in quelle private. Anche la struttura demografica della popolazione – Grosseto è la provincia più vecchia della già attempata Toscana – e il livello medio d’istruzione, in cui la nostra provincia ha dei deficit, incidono in modo diretto sui livelli di salute. Da tutto questo, quindi, bisogna trarre lo spunto per concentrarci sui temi dello sviluppo economico, e sulla sua qualità. Oltre che su quella dei livelli d’istruzione che sapremo garantire nei prossimi anni alla popolazione. Sperando di riuscirne ad arginarne il declino demografico e l’invecchiamento precoce. Evidentemente non bastano né l’aria buona né la discreta qualità ambientale di questo territorio. C’è da ricominciare a creare lavoro, di quello buono e a tempo indeterminato».
«Lo scorso 13 aprile, alla Camera di commercio, categorie sindacali e imprenditoriali hanno iniziato una mobilitazione comune con questo obiettivo. Le cose stanno andando avanti e a breve sarà fatto il punto in una conferenza stampa. L’indagine del Sole24Ore sulla qualità della salute – conclude Renzetti – è l’occasione giusta per ribadire con forza il nostro impegno. Nella convinzione che tutti insieme possiamo farcela».