GROSSETO – In meno di dieci anni si sono perse, in provincia di Grosseto, 10 mila unità di lavoro ossia un dato equivalente a 10 mila contratti di lavoro privato full time a tempo indeterminato (dati Ires Cgil). Il dato, drammatico, emerge dal documenti di analisi economica della Confesercenti presentato dall’associazione di categoria durante l’assemblea provinciale dei giorni scorsi.
Il dato, drammatico già di per sé, influisce in maniera determinate sul mondo del commercio, che in provincia di Grosseto dipende, come in pochi altri luoghi, quasi esclusivamente dalla domanda interna.
Dal 2009 al 2016 si è avuta una riduzione effettiva di ore lavorate cui è corrisposto l’apparente paradosso di un aumento degli addetti di 2.300 unità. Che sta a significare, tenuto conto della contabilità utilizzata dall’Istat, che in questi anni sono diminuiti costantemente e drasticamente i posti di lavoro full time a tempo indeterminato, sostituti da tempi determinati e part time. Per cui, ad esempio, quattro contratti trimestrali, magari in capo a una stessa persona, vengono considerati come quattro posti di lavoro.
Ogni abitante, nel 2016, ha guadagnato 827 euro in meno rispetto al 2008, anno in cui è iniziata la crisi. Dieci anni dopo i grossetani hanno perso mediamente 69 euro al mese rispetto a quanto si ritrovavano in tasca nel 2008.
Questo dato è particolarmente importante da un punto di vista dell’analisi economica della nostra provincia proprio se si considera che la quota di export sul Pil dell’economia maremma è del 4-5%. Il grosso della domanda per consumi è quella interna alla provincia, mentre buona parte di quella che arriva da fuori provincia è riconducibile al turismo (nazionale ed estero).
Gran parte della possibilità che il commercio al dettaglio ha di riprendersi, deriva da un aumento della capacità di spesa dei residenti sul territorio provinciale, e da quella di attrarre nuovi flussi turistici, specialmente dall’estero, ossia dalla capacità di crescita dell’economia maremmana.
«Serve un’azione comune di stimolo – afferma Confesercenti – che coinvolga oltre alle associazioni di categoria, le istituzioni il sistema bancario, la politica su pochi obiettivi strategici, con il fine di rianimare la crescita economica su base provinciale».
«Il completamento delle infrastrutture viarie, il riconoscimento del territorio provinciale come “area di crisi non complessa” con l’attivazione conseguente di risorse pubbliche e sgravi fiscali per sostenere la crescita del settore manifatturiero, accelerare l’operatività del “contratto di distretto” per rinforzare il comparto agroalimentare, sono gli obiettivi minimi indispensabili – prosegue Confesercenti -. Ai quali va aggiunto quello di mettere a fuoco un progetto strategico a scala provinciale sullo sviluppo commerciale e turistico per i prossimi anni (a Lucca hanno convocato gli Stati generali del turismo e del commercio) concordando attraverso il confronto tra pubblico e privato su cosa puntare e come farlo. Una sorta di masterplan che ragioni a 360° delle interconnessioni tra commercio, turismo e urbanistica, con l’obiettivo di dare linee guida omogenee e condivise che siano utili per gli amministratori e gli operatori di tutto il territorio» (nella foto il presidente provinciale di Confesercenti Giovanni Caso).