GROSSETO – Il 55% delle attività commerciali del progetto Pop up resterà aperto anche dopo il periodo di cinque mesi di apertura agevolata un risultato nettamente positivo: undici delle venti attività avviate a novembre 2018 rimarranno aperte.
Ecco i nomi: Emporio del rigattiere, Il mattarello (che da via Montanara si sposta in via Mazzini), Fake coma, Citylab, Hortus in urbe, l’associazione Atelier dei sogni (che da via Ginori si trasferisce in via Fanti), Jasmine Hassan fotografa, Coccole bio, Wooden beershop, La casa del quartiere e Montieri alpaca. E oggi sono state consegnati gli attestati di partecipazione al progetto, sia ai popuppers che proseguiranno con la loro attività che a coloro che hanno deciso di interromperla, insieme con i proprietari dei fondi coinvolti senza la cui disponibilità Pop up non avrebbe potuto vedere la luce.
Il progetto sulla sicurezza urbana cofinanziato dalla Regione Toscana, promosso dal Comune di Grosseto e realizzato in collaborazione con la cooperativa Sociolab e Fondazione Grosseto Cultura, prevedeva cinque mesi di affitto gratuito per 20 attività, accuratamente selezionate tramite una call for ideas, e insediate in altrettanti fondi sfitti nel centro storico.
«Pop Up è un successo – dichiara l’amministrazione comunale – e di questo sono molto orgoglioso. Se più della metà delle attività rimane aperta significa che Grosseto ha capito l’idea che stava alle spalle di questo progetto e l’ha sostenuto, e soprattutto che lo spirito imprenditoriale dei nostri popuppers era ben indirizzato verso i bisogni e gli interessi dei grossetani. Grosseto adesso ha undici nuovi negozi stabilmente insediati nelle vie del centro e questo non solo arricchisce l’offerta commerciale e culturale della città, sia per i residenti che per i turisti, ma migliora anche le condizioni di vivibilità delle nostre strade. Le attività commerciali sono un presidio insostituibile per la sicurezza: una città vissuta è una città sicura e credo che sia proprio questa la filosofia da perseguire per Grosseto».
Tutto ciò è stato possibile grazie ad un finanziamento regionale e all’impegno dell’amministrazione comunale che ha sostenuto il progetto con un ulteriore impegno economico, il tutto per un totale di circa 85mila euro.
«Avere quartieri più vivi vuol dire avere anche strade e piazze più sicure – spiega l’assessore alla presidenza e alla sicurezza della Toscana, Vittorio Bugli –. Favorire attività culturali e commerciali, anche temporanee, oppure riqualificare urbanisticamente le città costituisce dunque un pezzo delle politiche sulla sicurezza. Pop up Grosseto ne è un esempio. In questi casi è fondamentale la collaborazione tra istituzioni, proprietari di fondi, esercenti, associazioni e cittadini. Solo così la formula può confidare di avere successo ed è quello che a Grosseto è successo, dove, dopo cinque mesi intensi in cui ognuno dei protagonisti si è speso per portare il proprio contributo al processo di rigenerazione del centro storico, ben 11 delle 20 attività inizialmente insediate, una su due e anzi di più, hanno deciso di rimanere. Il progetto Pop Up oggi si chiude, ma di fatto è solo l’inizio e il primo passo di una strategia di rigenerazione collaborativa».
Per Pop up le istituzioni hanno saputo fare rete per dare vita ad un progetto che ha coinvolto tantissime realtà. E il primo promotore è stato l’assessore competente in materia di commercio.
«Abbiamo raggiunto un risultato straordinario – commenta Riccardo Ginanneschi – e l’abbiamo fatto riuscendo a far dialogare tanti soggetti diversi: è la dimostrazione che amministrare significa collaborare, e funziona. Grosseto stava attraversando un periodo di crisi che si è tradotto nello spopolamento del centro storico. Come assessore al commercio ho percepito chiaramente la necessità di arginare la desertificazione e trovare soluzioni per innescare il necessario processo di rigenerazione urbana. Il punto di partenza non poteva che essere il ripristino di una condizione di sicurezza in un’area caratterizzata da numerosi fondi privati rimasti sfitti, e quindi preda del degrado, facendoli diventare spazi dove sperimentare modalità di fare commercio innovative che abbracciassero la promozione artistica e culturale e, al contempo, la coesione sociale. Pop up non è, ovviamente, la soluzione a tutti i problemi del centro storico ma è stato sicuramente un buon innesco per il processo di rigenerazione urbana di cui Grosseto ha bisogno. Ho sempre creduto profondamente nel progetto Pop up ma questo risultato va oltre le più rosee aspettative ed è anche merito della collaborazione nella promozione del progetto con tutte le associazioni di categoria».
Ma è grazie a Sociolab che Pop up esiste ed è alla sua dodicesima edizione, la più riuscita, in altrettante città della Toscana.
«La soddisfazione per gli esiti del progetto è grande – dichiara Cristian Pardossi di Sociolab – per il numero di attività che hanno deciso di rimanere, ma soprattutto per il clima che il progetto e i suoi protagonisti sono riusciti a creare. Attorno ai fondi e ai loro “ri-utilizzatori” si è innescato un processo che testimonia la necessità di guardare agli spazi privati e pubblici delle città come realtà “ibride”, condensatrici di molteplici attività e destinazioni, capaci solo così di agire come fattori di riconnessione urbana e coesione sociale. In questo bel mix che si è creato ci sono molti degli elementi che contraddistinguono le esperienze più dinamiche di rigenerazione urbana e che costituiscono un’interessante base di partenza per il futuro del centro».
Durante tutti questi cinque mesi Fondazione Grosseto Cultura ha sostenuto il progetto ideando iniziative culturali che attirassero l’attenzione sulle neonate attività commerciali.
«La natura ibrida delle attività Pop up si sposa perfettamente con lo scopo di Fondazione Grosseto Cultura – commenta il presidente Giovanni Tombari –: attività commerciali che promuovono l’arte e la cultura creando una relazione che giova a entrambe le finalità. Siamo molto felici di aver contribuito a questo importante progetto e molto orgogliosi del risultato. Ma continueremo a supportare i popuppers anche dopo la fine del progetto, come già facciamo per altre realtà commerciali grossetane. Per questo vorremmo includere i negozi che rimarranno aperti nella rete #sostienilacultura: molte attività del centro storico e non solo si sono strette intorno a Fondazione Grosseto Cultura creando una serie di agevolazioni per i nostri soci mentre noi siamo di supporto nella promozione delle loro iniziative. Tutto, come sempre, all’insegna della collaborazione».
E per ringraziare i proprietari dei fondi messi a disposizione del progetto, Fondazione Grosseto Cultura regalerà loro la tessera socio che dà diritto a una serie di agevolazioni in molte attività commerciali cittadine, presto anche fra i popuppers.