GROSSETO – Sono dieci i plessi scolastici rimasti chiusi oggi, in tutta la maremma, per lo sciopero indetto da Cobas contro la regionalizzazione delle scuole, che darebbe alle Regioni la competenza su questa materia. Questo finirebbe col creare un paese in cui l’istruzione è differente a seconda che ci si trovi in una regione ricca o povera.
In provincia di Grosseto, secondo quanto affermato da Cobas, sono una decina i plessi rimasti chiusi (per chiudere un plesso è necessario che manchi il personale di sorveglianza Ata) e anche alcune classi sono rimaste vuote. Chiuse, tra le altre, l’istituto superiore Leopoldo di Lorena, le elementari di Marsiliana, l’infanzia di Montenero, Gavorrano e Castiglione della Pescaia, la media dell’ex Ilva a Follonica, e poi infanzia ed elementari a Scarlino. Da Grosseto è anche partito un pullman che ha portato a Roma a manifestare un gruppo di docenti.
«Malgrado la vergognosa ritirata di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che avevano accettato la “fuffa” propinatagli da Conte, malgrado il boicottaggio dell’informazione mainstream, che ha annunciato la revoca dei Cinque ma non la conferma dello sciopero da parte di Cobas, Anief e Unicobas, la giornata di oggi è stata un notevole successo per il sindacato e per la scuola pubblica italiana – afferma Fabio D ‘Ubaldo portavoce Cobas Grosseto -. Dai dati pervenuti finora, risulta che almeno il 20% dei docenti ed Ata ha scioperato nelle principali città».
«Punto centrale l’ostilità assoluta e il ripudio del Disegno di legge del governo Lega-5Stelle sull’Autonomia differenziata, che intende dare alle Regioni la competenza esclusiva in materia di istruzione (oltre che di Sanità e altre), con una scuola che verrebbe organizzata in base alle disponibilità economiche territoriali, con uno Stato che abdicherebbe alla propria funzione, acuendo il divario economico e sociale tra Nord e Sud, tra regioni ricche e povere, emarginando i più vulnerabili e indifesi. La regionalizzazione disgregherebbe il carattere unitario nazionale dell’istruzione, oltre che l’unità delle norme contrattuali, creando di fatto 20 scuole diverse, non comunicanti e confliggenti, con un’ulteriore divaricazione socio-economica tra regioni. Molti interventi hanno poi rilanciato gli altri obiettivi dello sciopero: la richiesta di un rinnovo contrattuale che preveda aumenti salariali che recuperino almeno il 20% di reddito perso negli ultimi anni; l’assunzione di tutti/e i precari/e con 36 mesi di servizio; l’aumento degli organici ATA; il NO all’Invalsi come strumento di valutazione delle scuole, dei docenti e degli studenti e il NO ai sorteggi che ridicolizzano l’Esame di Stato».