ARCIDOSSO – La Comunità Papa Giovanni XXIII prenderà in gestione l’antico convento dei Frati Minori. Fondata 50 anni fa da don Oreste Benzi, è formata da persone che condividono ogni giorno la propria vita con gli ultimi: persone con disabilità, bambini abbandonati, anziani soli, ragazze di strada, senza fissa dimora, profughi, mamme in difficoltà. Opera attraverso 500 realtà di accoglienza in Italia e in 42 paesi nei 5 continenti.
«Siamo stati contattati alcuni mesi fa da padre Valerio Mauro, Ministro della Provincia Toscana dei Frati Minori Cappuccini – spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII – Ci ha espresso l’impossibilità da parte dei frati di mantenere la loro presenza presso il convento di Arcidosso pertanto, col consenso del suo Consiglio e dopo aver sentito l’Arcivescovo di Siena, ha espresso il desiderio di affidare la struttura alla comunità per l’accoglienza di persone povere o in stato di disagio sociale affinché il convento possa rimanere luogo a disposizione dei poveri nello spirito di S. Francesco».
«Abbiamo accettato la proposta – continua Ramonda – e siamo lieti di annunciare che verrà ad abitare una famiglia aperta all’accoglienza: Antonio e Alessia Martino che attualmente vivono a Seggiano con i loro 6 figli, naturali e adottati, e che accolgono una ragazza madre».
La casa famiglia è l’intuizione più profonda di don Oreste Benzi. Si caratterizza per la presenza di un papà ed una mamma. Non operatori in strutture residenziali ma strutture affettive. Una vera famiglia, in cui si vive 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Non un’occupazione lavorativa ma una scelta di vita. Persone che aprono le porte di casa per dare una famiglia a chi non ce l’ha. In esse c’è posto per tutti. Oggi la Papa Giovanni XXIII conta 201 case famiglia in Italia, in cui sono accolte 1283 persone, e 50 case famiglia all’estero.
«Intendo ringraziare la Provincia Toscana dei Frati Minori Cappuccini per l’opportunità e assicuro che percorreremo questo cammino in collaborazione con tutta la comunità locale – conclude Ramonda – In continuità con il cammino spirituale dei Frati Cappuccini, cercheremo di mantenere la naturale vocazione di questo luogo alla preghiera, in pieno spirito di comunione con le realtà parrocchiali ed ecclesiali».
Una parte del convento sarà utilizzata dalla famiglia, altri spazi dovrebbero essere destinati all’ospitalità di gruppi, ai quali proporre momenti di preghiera, riflessione e servizio.