SCARLINO – «Ricarica controllata delle falde idriche per l’immagazzinamento sotterraneo dell’acqua. Una risposta efficace e poco costosa alle crisi idriche per usi potabili, agricoli e industriali» a proporlo è il candidato a sindaco, Emilio Bonifazi.
«L’acqua va governata perché è il bene comune più prezioso che abbiamo – chiarisce Bonifazi – nella piana di Scarlino (e quindi anche a Follonica) c’è un problema evidente alle falde acquifere derivane dagli emungimenti per usi potabili e industriali. Problema che genera l’abbassamento delle falde e la loro progressiva salinizzazione. Al quale si aggiunge quello della bonifica dell’arsenico. Per contrastare i periodi di siccità prolungati che mettono in ginocchio l’agricoltura, inoltre, serve anche sul nostro territorio una strategia che argini gli effetti dei cambiamenti climatici, e che salvaguardi la preziosa risorsa idrica».
«La soluzione più ovvia – illustra il candidato – è realizzare bacini e invasi che accumulino acqua deviando in parte fiumi e ruscelli, ma è molto costosa e nel periodo estivo una parte consistente dell’acqua accumulata è soggetta ad evaporazione. Per questo a Scarlino noi proponiamo l’innovativa tecnica della “ricarica controllata delle falde”, che si sta si sta affermando per l’immagazzinamento delle acque sotterranee. In pratica si ricaricano gli acquiferi con aliquote di acqua provenienti da fiumi, torrenti, invasi o acque non convenzionali. Così da contrastare l’abbassamento creato dagli emungimenti, controllare i fenomeni di subsidenza, costituire una riserva per usi irrigui e contrastare l’intrusione salina. Queste tecniche rispetto alla realizzazione di invasi superficiali hanno il vantaggio di bassissimi costi di investimento, da 5 a 10 volte inferiori agli invasi superficiali. Come dimostra la sperimentazione del secondo impianto in Italia realizzato nel comune di Suvereto sul fiume Cornia grazie al progetto “ReWat”, finanziato con fondi europei del programma Life. Progetto grazie al quale è possibile immagazzinare in falda da 300mila a due milioni di metri cubi di acqua (a seconda delle condizioni meteo-climatiche) con un investimento che è costato meno di 300mila euro».
«Nella piana di Scarlino conclude Bonifazi – ad esempio, per ricaricare la falda potrebbero essere utilizzate una parte delle acque del fiume Pecora. Basterebbe trovare terreni permeabili che consentano l’infiltrazione dell’acqua. Daremmo così una risposta efficiente all’insegna del risparmio idrico alla domanda d’acqua per uso potabile, agricolo e industriale».