GROSSETO – «90 unità lavorative operanti nei Centri Accoglienza Sociale (Cas) a Rischio Occupazionale in Provincia» l’allarme arriva dalle categorie di Cgil Cisl e Uil che rappresentano i lavoratori delle cooperative sociali per bocca di Salvatore Gallotta, della Fp Cgil, Simone Gobbi della Fisascat Cisl e di Sergio Sacchetti, segretario generale della Uil Fpl.
«Anche nella Provincia di Grosseto – spiegano i rappresentanti sindacali – nell’insipienza e/o disinteresse quasi generale, si sta profilando una nuova, gravissima, perdita occupazionale, dovuta al licenziamento di lavoratrici e lavoratori che operano nei Cas (Centri Accoglienza Sociale) ossia, nello specifico, nelle attività relative all’assistenza dei profughi/migranti, sbarcati sul territorio italiano e, successivamente, pervenuti in quello provinciale. La riduzione delle risorse economiche e la limitazione delle attività assistenziali alla sola fornitura di vitto e alloggio, trascurando ogni intervento finalizzato all’integrazione, finiscono per determinare, consequenzialmente, anche un drastico “taglio” all’occupazione».
«Al di là dell’opinione che ognuno possa avere sull’immigrazione – sottolineano i segretari – la perdita di posti di lavoro a tempo indeterminato, è qualcosa che dovrebbe essere evitata e che, purtroppo, deve “fare i conti” con una vera e propria “crisi di sistema”, dato che nelle realtà del territorio italiano (vedi Reggio Emilia, ad esempio), i bandi delle Prefetture per l’accoglienza dei richiedenti di asilo, rischiano di andare deserti, visto che le nuove regole governative sulla gara di appalto, sono assai più stringenti. E questo è il rischio che concretamente si correrà nel territorio grossetano, dove associazioni ed imprese impegnate nelle attività di accoglienza sociale, pensano già concretamente di “uscire” dal settore, non riuscendo più a rientrare nei “costi” e non potendo più perseguire gli scopi solidaristici propri del’associazionismo e della cooperazione sociale».
«Purtroppo – sottolineano i tre sindacalisti – questa procedura “depaupera” ancora una volta la Maremma di “tessuto occupazionale” e ne rafforza il triste primato di continuare ad essere una delle zone più depresse della Toscana, con un tasso di disoccupazione che si avvicina ai livelli del Mezzogiorno d’Italia. Dai dati in nostro possesso, si profila, nel quadro occupazionale della Maremma, una perdita pari a circa 90 unità lavorative. I dati attuali rispetto all’occupazione, o forse sarebbe meglio dire rispetto alla “disoccupazione”, riportano la Maremma indietro nel tempo, ai livelli occupazionali di 25 anni fa, ossia a quelli del 1988. Ai nostri Centri per l’Impiego, si è passati dai 26.850 iscritti di pochi anni fa, agli odierni 30.453, ma il dato più allarmante è quello che riguarda i giovani e le donne; i giovani disoccupati risultano essere circa 8mila, mentre per le donne, la situazione assume toni veramente drammatici, perché si attestano alla cifra record di 18.242».
«Facciamo pertanto appello alla sensibilità delle istituzioni territoriali – concludono Gallotta, Gobbi e Sacchetti – dei sindaci e delle forze politiche delle amministrazioni locali, per sostenere le lavoratrici ed i lavoratori interessati, intervenendo con solidarietà e azioni positive a favore degli stessi, tutti giovani e donne, i quali, dato il pericolo di licenziamento, sono in difficoltà economica e familiare, e pertanto meritevoli di aiuto, solidarietà e sostegno».